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Aggiornato: 21 giugno 2025


I loro volti si contrassero stranamente e un sorriso feroce agitò le loro labbra. Vieni, Elenka, disse d'un tratto Notis, prendendola per mano. La condusse lontana dalle tende, vicina ad una gran sfinge e la fece sedere sopra di un gigantesco tarbusch di pietra che altre volte doveva essere stato un cippo mortuario. Ebbene chiese Elenka con voce che sibilava fra i denti stretti.

Ella pareva un sogno di poeta; Vestìa sempre di bianco, e avea nel viso La calma d’una sfinge d’oriente. Le cadea sino ai fianchi il crin di seta; Trillava un canto nel suo breve riso, Era di statua il bel corpo indolente. Amò

Qui, legga; e le accennavo quei due nomi vicini vicini, coll'aria che doveva avere la sfinge nel proporre i suoi problemi. Ella guardò bene e poi disse: Io non vedo che il suo nome. E le pareva nulla! E non era commossa! Il mio nome sotto il suo; un idillio, un romanzo, un poema un avvenire, una vita... Ella non comprendeva la poesia di quel ravvicinamento.

"Al lavoro!... Al lavoro!... A te, o pöeta, "La luce e il moto!... A te l'immenso dono "Di qualche centinajo di minuti!!..." Vecchia megera, sfinge imbellettata, Scialba carogna rizzata sui trampoli, Dal ghigno sterëotipo e dai mille Fronzoli in similoro,... ad altri narra Le tue storielle!... Un vecchio lupo io sono Che non d

Ma quella donna era muta, fredda invincibile, come una sfinge di granito. Torturato nel profondo, pigliava un aspro diletto a torturare anche lei; mancandogli un fallo recente, almanaccava a rintracciarne un antico.

Quella cocotte francese, sfinge non egiziana metteva tanta suddizione e pur tanta concupiscenza nel cuore di certi nostri giovani i quali colle dame e colle crestaie concittadine si mostravano audacissimi, e ha dato una tinta così speciale ai fatti; della vita milanese e ai caratteri delle persone colle quali ebbe a che fare, nei pochi mesi di sua residenza, che bisognerebbe essere proprio un balordo per non cavarne un libro interessante.

«Ella mi guardò con uno strano sorriso, il sorriso della sfinge dopo aver proposto l'enimma. Voleva dire che essendo io causa del mio male, non avevo da prendermela con altri fuorchè con me stesso? Oppure che la mèta del mio viaggio poteva anche essere più lontana ch'io non credessi?...

Io, lo confesso, e sia detto per incidente, non ho saputo persuadermi, per quanto mi sia ingegnato di farlo, in che cosa mai differiscano Profumo e La Sfinge dai così detti romanzi idealisti; potrei quasi farmi la stessa domanda intorno a Giacinta, non ostante la dedica a Emilio Zola.

e sempre, nel fluir del tempo ignoto, muta sfinge di bronzo, ascolterai, perduti i supplicanti occhi nel vuoto; ma quel che intendi non saprem giammai. Noi non sappiamo nulla.

In quanto a me, non ho mai avuto preferenze per questo o per quel soggetto, per questa o per quella formola di stile. Ho tentato soggetti di ogni specie ed ho cercato di esprimerli con lo stile più adatto. Lo stile delle mie Paesane non è quello delle novelle, diciamo, psicologiche. Fra lo stile delle Paesane e quello di Profumo e di La Sfinge c'è un abisso, come c'è un abisso tra il contenuto.

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