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Aggiornato: 23 giugno 2025


Polissena rispose alla preghiera con un gesto di minaccia, e si ritirò verso le stanze di sua figlia, mentre egli muoveva verso l'uscio di casa, per andare in traccia di due padrini. Le ricerche non furono lunghe, difficili. I due primi gentiluomini a cui si rivolse il conte Gino Malatesti accettarono subito, recandosi ad onore di servirlo.

FILIGENIO. In buon'ora, non vo' perder tempo in servirlo! ché chi serve tardi, mostra che sia pentito della promessa, e chi serve presto, raddoppia la promessa. Eccolo che torna a casa. MANGONE. Ho speso i passi indarno: son ito al Molo, e mi dicono che il padron della nave ragusea con un suo amico passaggiero non era ancora tornato a desinare.

Al curato gli basta nostro padre per servirlo. Potrebbe mandarlo via per fare posto alla figliuola. Oh! Nunziata, non dite questo!... Mia sorella è una ragazza per bene. Siamo figliuole della stessa madre, sapete! So bene; ma lei dice sempre che voi siete una sgobbona; una... scusate veh?... dice che siete una stupida, che fate la serva a quella smorfiosa di vostra cognata. La serva no.

Sempre perfetto cavaliere quell'Aldini notò la signora Susanna Duranti. Ma Gustavo Aldini, schermendosi dai ringraziamenti, si voltò verso il cameriere di quel riparto egli chiese: Il nostro risotto a che punto è? Si può servirlo quando vogliono. Benone... Aspettiamo un signore... Accolto da applausi, giunse Alberto Varedo, vide i Nocera e durò fatica a reprimere un moto di dispetto.

La contessa è un ostaggio ch'egli ha preso, mentre io ero in udienza da lui. Servirlo! servirlo io? E in che cosa? in qualche losca impresa, sicuramente. Non si prenderebbero ostaggi, se la cosa fosse diversa. Venite, don Bartolomeo, accompagnatemi, che temo di non arrivare dal re, di stramazzar per la strada. L'Almirante si avanzò, e gli pose amorevolmente le mani sugli ómeri.

«Il Signore ha i suoi campieri, ma non può tenerne una grossa squadra, e molte volte, perchè siano uomini di stocco, da servirlo come vuol lui, è costretto a chiudere un occhio, e magari anche tutti e due nello sceglierli, e prenderli della stessa pasta di cui si fanno i briganti». Così scrive il generale Corsi.

Clemente VII, che gli aveva commesso le Storie, era succeduto ad Adriano VI sul trono di Leone X, del quale era stato segretario così accorto e stimato che pareva, secondo il giudizio del Guicciardini, piuttosto guidare il papa che servirlo.

«Nel maggio e giugno dell'istesso anno, mentre ero nelle case della Lucania ricevei una lettera del Cerra, nella quale mi ripeteva la preghiera: risposi che avrei fatto il possibile per servirlo. Difatti avendo risaputo alcuni giorni dopo, che il furto delle cavalle era stato commesso da taluni della mia banda, li costrinsi a restituirle immediatamente.

Quella gente erano guelfi, laddove i Carretti erano ghibellini; ma, oltre che i tempi delle acerbe nimicizie partigiane erano trascorsi e più assai importava a quelle schiatte marchionali vivere in pace tra loro e assodare la loro signoria, Tommaso di Bagnasco aveva sempre dimostrato a Galeotto la più schietta amicizia e s'era in parecchie occasioni profferto all'amico, per servirlo, come dicevasi allora, di coppa e di coltello.

AMASIO. Se volete questa será al vostro comando, bisogna me ne abbiate obligo alcuno, ché ho piú a caro servirlo che voi, o esser servito; del venir a veder recitar la comedia non posso prometterlo, ché tra noi donne vogliam far maschere questa sera. CINTIA. Ma quando io vi reservirò tanta grazia? AMASIO. Farei altra cosa per amor vostro. CINTIA. Vorrei un'altra grazia da Vostra Signoria:...

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