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Guasparre smargiassava, fanfaroneggiava, millantando vizii che non avesse. Sentite questa. Aveva condotto seco, dal Regno d'Antibo, grandissimo numero di cortigiani, famigliari, domestici e creati; fra gli altri un coppiere, giovanetto imberbe ancora ed al quale diceva di volere un bene grandissimo. Lo aveva soprannominato Coppa d'oro; soffriva, ch'altri il servisse di coppa: ed il giovane riconoscente sforzavasi di servirlo di coppa e di coltello. Pure, un giorno, gli venne porto all'autocrate un calice di vino ammoscato; intendi: nel quale stava in infusione il cadaveruccio d'una mosca. Chi descriverebbe i furori di Re Guasparre, allorchè vide la bevanda moschifera? Fece amministrar venticinque buone nerbate al Coppa di oro; e gli dichiarò che, in caso di recidiva, gli avrebbe fatta esalar l'anima sotto le verghe. S'era nell'agosto; ed in Iscaricabarilopoli, citt

Che cos'è successo di nuovo? chiese il Santasillia al cameriere ch'era venuto a servirlo. El solito bordelamento!... le bufon

Poco dopo compariva Mosè per fare la solita partita a terziglio col padrone, e il vicino. Mosè fu uno degli ultimi coscritti di Napoleone, aveva servito il capitano al reggimento, e continuava a servirlo fedelmente dal tempo che deposte le armi, si erano ritirati in campagna. Era il vero amico, e il più fido compagno del padrone, gli faceva da segretario e da castaldo, da giardiniere e da cuoco.