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Aggiornato: 25 giugno 2025
Fu colpito dalla bellezza malinconica di quel viso giovanissimo, prima ancòra che dall'aspetto di sofferenza onde il viso e il corpo sembravano chiedere sollecitudine.
Il suo occhio, abituandosi, cominciava a vederci a poco a poco, le tenebre sembravano diradarsi, ed egli non osava guardare il letto grandissimo, a dorature. Balbettò alcune parole, ma non sapeva dove mettersi: la Baby non era proprio alzata! Prenda una poltroncina, e venga qui, accanto a me!
Solo un sentimento di ribrezzo, più forte di ogni altro, che quasi superava il primo, la tratteneva, la disperava, le faceva nascondere il volto tra le coltri per non esser degno di luce. Essa!... era stata l'ancella d'un nemico del genere umano! E tali sembravano a lei oggi i settari del Sanfedismo! Accenno, ma non insegno.
Così il suo ingegno decadde lentamente. In quella battaglia continua il suo spirito s'inasprì, svanì la bella fede giovanile, il giudizio si velò d'ingiustizia, Fu acre, bilioso, capriccioso, dubitò di sè, dubitò dell'arte, dubitò di tutto. Fece del mestiere, stanco, spossato, esaurito, senza entusiasmo, senza fede, chiudendo gli occhi per non guardar l'avvenire, sorridendo di scherno a chi ancora lo incoraggiava. Come odiava quel lavoro che faceva, come lo odiava! Come gli sembravano grette e meschine quelle ideucce che doveva allargare, ingrandire, gonfiare, ricamare con tutti i lenocinii della penna mentre aveva nel cervello la vastissima tela del suo libro! Come erano infedeli, piccole, pallide, incomplete le figure delle sue novelle, di fronte alla eroina del suo romanzo: che aveva egli di comune con quelle figure? Non le aveva amate, non lo amavano, non gli appartenevano gli avevano procurato dieci lire con cui aveva comperato un paio di scarpe: ecco tutto, Allora il pubblico, presentendo la fine di quell'ingegno, lo abbandonò; era un limone spremuto da una mano gigantesca, era un cervello distrutto, cellula per cellula, in uno spaventoso ingranaggio. Che poteva importare al pubblico di Mario? Non vi erano forse altri limoni da spremere, altri cervelli da esaurire? La sua opera non fu più ricercata, i giornali rifiutarono i suoi articoli; egli si era suicidato giorno per giorno, ora per ora; non trovava più concetti, non trovava più parole, si ripeteva orribilmente, scendeva alle frasi comuni, l'originalit
Il giovane uffiziale voleva rompere il silenzio. Chi dava diritto ad un estraneo d'introdursi in quella camera? qual'era la sua missione? Ma la fanciulla ruppe il ghiaccio da cui sembravano tutti sorpresi all'improvviso e, con quella semplicit
«Que' serii yankee che mi facevano la corte, e mi parlavano d'amore, mi sembravano una goffa parodia del mio bel Gualfardo. «Mi provai a ricevere un poco, e ad andare in societ
Nuvoloni neri neri, precipitati dall'impeto del vento, sembravano voler inghiottire due legni, l'uno grande caravella turca¹ e l'altro un trabaccolo d'Ancona² sua preda, che ambi tenevano il traverso colle loro vele di cappa ed aspettavano vento favorevole per recarsi in Africa, ove vendere la preda, e come schiavi gl'infelici che formavano l'equipaggio del trabaccolo.
Un sovrano assoluto può introdurre nel suo regno le mutazioni che piú gli garbano. Ed Eselkopf procede' bravamente a parecchie riforme che gli sembravano urgenti.
Troppo alto, troppo alto! esclamò Bice, che si sentiva opprimere da un nuovo peso. Quando traversarono la piazza di San Pietro, il sole era ancora vivido; pochi fiaccheri vi sembravano fermi come barche in un lago silenzioso malgrado l'enorme getto spumeggiante delle due fontane dinanzi alla enorme facciata. Entriamo, disse Bice.
Vedevo un centinaio di Veroniche, un centinaio di marchese, un centinaio di marchesi che ballavano la sarabanda, un'insalata di Nanole, una frittata di principali, e poi una folla di fantasmi neri che sembravano uscieri o mignatte, e pignattini colmi di marenghi, e sfingi alate che andavano a passeggio coll'ombrello sotto il braccio, e gentiluomini tutti coperti d'oro, e scope, e amorini, e pantofole ricamate, e lumini da notte, e chitarre che piangevano, e perfino una resta di cipolle che, senza dir nulla si trasformava in tanti abatini bigi, colla testa di malachite e le fibbie d'argento.
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