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107 La figliuola d'Amon, mossa a pietade che questa gentil donna debba a torto esser cacciata ove la pioggia cade, ove tetto, ove pure è un sporto, al signor de l'albergo persuade con ragion molte e con parlare accorto, ma molto più con quel ch'al fin concluse, che resti cheto e accetti le sue scuse.

Quasi rimpetto a me, quel duca aveva passato la sera con una giovane e bella fanciulla che debbe essere probabilmente sua moglie. Egli mi aveva sbirciato tutto quel tempo, quantunque io torcessi sempre il capo con dispetto. Scendendo la scala, per azzardo, mi trovai innanzi a loro. La giovane mise il piede sulla mia veste. Io mi volsi. Ella mi disse graziosamente: Mille scuse, signora!

Oh se tu non mi avessi assalita, dianzi, come hai fatto, io mi sarei gettata ai tuoi piedi e ti avrei chiesto pietosamente di fare ciò che tu spontaneamente hai deciso di fare. Sono senza scuse, lo so. Non fu per vizio, come hai detto, no.... Non so, non so.... fu leggerezza, noia, il troppo amore di mio marito.... Oh! , , è orribile, è assurdo, lo so.... ma è così!

Mentre stava immersa in questo mare di affanni fu avvertita che Morano desiderava parlarle. Appena il servo fu uscito con le di lei scuse, se ne pentì, lo chiamò indietro, e volendo provare se le preghiere e la fiducia produrrebbero migliore effetto del rifiuto e dello spregio, gli fece dire che sarebbe andata a trovarlo ella stessa.

Le domando mille scuse, mi feci a dirgli timidamente io non sapeva.... io non credeva....

Quivi Rinaldo, quivi Orlando tratto, quivi il marchese, e 'l figlio bianco e 'l bruno, Dudon, Marfisa, contra il pagan fiero s'eran per la difesa di Ruggiero; 109 mostrando ch'essendo egli nuovo sposo, non dovea conturbar le proprie nozze. Ruggier rispose lor: State in riposo; che per me fôran queste scuse sozze. L'arme che tolse al Tartaro famoso, vennero, e fur tutte le lunghe mozze.

Ci tornerò; diss'egli ad alta voce, come per fare le scuse della sua fretta alla divinit

Alle undici, seguito da Andrea colla mia pelliccia aperta fra le mani, ricomparvi nel salotto di Lidia. È inutile mandare il viglietto, dissi. Porterò io le tue scuse. Lidia alzò il capo, e impallidì nel vedermi. Che cosa fate voi, ? domandò ella al domestico. Tiene la pelliccia, spiegai. Guarda, cara, se questa cravatta è messa bene. Benissimo, rispose la donna, levando gli occhi al soffitto.

«A rivederla, signora Maria, stia di buona voglia, che i Francesi sin qua non verranno; e se qualcuno volesse farle male, ci faccia chiamare anche a mezzanotte, che siamo cose sue....» Così diceva un quarto, e con questa e con altre scuse e profferte, si allontanarono sberettandosi, come se la cieca avesse potuto vedere quei loro atti rispettosi.

Ciò che vedesti fu perché non scuse d’aprir lo core a l’acque de la pace che da l’etterno fonte son diffuse. Non dimandai