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Aggiornato: 21 giugno 2025
«O amanza del primo amante, o diva», diss’ io appresso, «il cui parlar m’inonda e scalda sì, che più e più m’avviva, non è l’affezion mia tanto profonda, che basti a render voi grazia per grazia; ma quei che vede e puote a ciò risponda. Io veggio ben che gi
Gia` s'inchinava ad abbracciar li piedi al mio dottor, ma el li disse: <<Frate, non far, che' tu se' ombra e ombra vedi>>. Ed ei surgendo: <<Or puoi la quantitate comprender de l'amor ch'a te mi scalda, quand'io dismento nostra vanitate, trattando l'ombre come cosa salda>>. Purgatorio: Canto XXII
È un altro principio naturale, il quale è determinato ad un sol fine, e solamente uno medesimo effetto in ogni luogo e in ciascuno tempo sempre necessariamente produce: il che manifestamente essere veggiamo nel fuogo, il quale è, come dicono, formalmente caldo e sempre genera il calore e sempre scalda e non può altrimenti adoperare dove egli si ritrove.
LECCARDO. Sempre su gli amori! DON FLAMINIO. Se ti scaldasse quel fuoco che scalda me, diresti altrimenti. LECCARDO. Io credo che l'amor delle femine scaldi; ma l'amor del vino scalda piú forte assai. DON FLAMINIO. Che novelle? LECCARDO. Dispiacevolissime. Don Ignazio avendo trattato col padre, ave ottenuto Carizia.
Grida al compagno e cade in una dura danza la solfa delle salde braccia: tuona il martel, che rompere minaccia le costole a natura. Se il vino canta e scalda il sentimento, piomban sì giusti i colpi del martello, che la torre merlata del castello balla sul fondamento.
Voi offendete donna Livia! esclamò, la moglie di vostro fratello! La giovane principessa si volse a Camilla, come per dirle: Vedete se si scalda. La dalmatina rimase immobile. Cavaliere, continuò donna Maria, siete in mia casa; non dimenticherete certo quanto mi dovete.... Ma non voglio offendermi di queste vostre parole, e le perdono come dettate dalla passione. La passione?
è silogismo che la m’ha conchiusa acutamente sì, che ’nverso d’ella ogne dimostrazion mi pare ottusa». Io udi’ poi: «L’antica e la novella proposizion che così ti conchiude, perché l’hai tu per divina favella?». E io: «La prova che ’l ver mi dischiude, son l’opere seguite, a che natura non scalda ferro mai né batte incude». Risposto fummi: «Dì, chi t’assicura che quell’ opere fosser?
Gli vaghi augelli per le verdi fronde Fan dolce l'aria, pei soavi accenti E sì ben l'un con l'altro se risponde Che per che l'harmonia del ciel si senti Ecco le voci rispondeno infonde Ne le orecchi d'intorno a gli audienti Ogni selva, ogni bosco, e ogni campagna Per amor, notte e dì, si scalda, e bagna
Tra voi gridate e menate le mani, pur ch'io panebri. ORGILLA. Tu tirerai in fallo, Pilastrin, questa volta, ché la carne rimasta è in beccaria. Che vuoi ch'io cuoca? le miei mutande? PILASTRINO. Giá denno essere arse, se l'hai portate un dí, ché 'l vostro fuoco non cuoce o scalda. GIRIFALCO. Pilastrin mio caro, tu vedi.
<<O amanza del primo amante, o diva>>, diss'io appresso, <<il cui parlar m'inonda e scalda si`, che piu` e piu` m'avviva, non e` l'affezion mia tanto profonda, che basti a render voi grazia per grazia; ma quei che vede e puote a cio` risponda. Io veggio ben che gia` mai non si sazia nostro intelletto, se 'l ver non lo illustra di fuor dal qual nessun vero si spazia.
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