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Aggiornato: 12 giugno 2025
Nell'occasione della commemorazione delle Cinque Giornate fatta il 20 marzo u. s. si oppose acchè fossero portate le bandiere con lo scudo di Savoia, e pretese che non fosse suonata la marcia reale.
Nella notte del 24 marzo 1849 Vittorio il nuovo Re, uscente dalla tenda di Radetzky a cui aveva detto «I Savoia sanno la via dell'esilio non quella del disonore»! galoppava tra i campi seminati dai caduti per la libert
Innocenzo IV ad Arrigo III. Che non ispenda danaro in cose profane, nè sacre, e tutto serbi alla impresa di Sicilia, p. 515. Allo stesso effetto ci è una epistola alla regina, una a Pietro di Savoia. 23 maggio 1254. Innocenzo IV ad Arrigo III. 31 detto. Innocenzo IV ad Arrigo III. 9 giugno 1254. Innocenzo IV ad Arrigo III. 14 ottobre 1254.
Sono lieto, disse, che il Re d'Italia abbia mandato un Ambasciatore per stringere maggiormente i legami della nostra antica amicizia. La casa di Savoia non fece mai la guerra al Marocco. Io amo la casa di Savoia e ho seguito con gioia e con ammirazione i grandi avvenimenti che si compirono sotto i suoi aspicii in Italia. Ai tempi di Roma antica, l'Italia era il paese più potente del mondo.
Era quello il diario che rappresentava, nel concerto della pubblica opinione, il concorso leale d'una parte dei repubblicani d'allora alla monarchia di Savoia, a patto che si muovesse guerra allo straniero, e si facesse l'Italia. La guerra venne, e l'Italia fu fatta, non importa dir come; nè pensiamo che ciò debba entrare nel nostro racconto.
Italia posava, Italia avrebbe piú che mai potuto far la lega contro a' turchi; e molto se ne trattò; e se ne firmò una a Roma, nel 1470, tra papa Paolo II, Luigi marchese di Mantova, Guglielmo marchese di Monferrato, Amedeo IX duca di Savoia, Siena, Lucca e Giovanni d'Aragona.
Lettere di GINO CAPPONI, e di altri a lui; I, 349. Quando il Mazzini stava organizzando la spedizione di Savoia, Giuseppe Garibaldi, allora capitano marittimo mercantile, fu arrolato «come marinaio di terza classe di leva» nella regia armata sarda.
Il Duce dei Mille aveva cantato con un tono troppo alto Italia e Vittorio Emanuele; l'equivoco non poteva più essere mantenuto, era un caso di coscienza bello e buono: e Ghegola, che avrebbe sdilinquito per Casa Savoia se si fosse trattato di porre a rischio la pelle per la repubblica, questa volta si mostrò un repubblicano intransigente per non esporre la pancia in servizio della monarchia.
Nel 1600, Carlo Emanuele I guidò per l’Alpe Graja 10,000 soldati, diretto alla terra di Mommegliano in Savoia, che trovò occupata dagli eserciti di re Enrico IV. Nel 1630 vi salì, di Savoia, il principe Tommaso di Carignano, perseguito dalle soverchianti forze del re Luigi VIII; valicato il colle, si accampò sulla montagna che fronteggia il villaggio della Thuille, dove appaiono ancora i resti dei suoi ridotti. Nel 1691, regnando Vittorio Amedeo II, un esercito francese comandato dal marchese De la Huguette, scese per quel valico in Valle d’Aosta, arse quanti villaggi trovò per strada, devastò e pose a sacco la citt
Il numero dei morti e feriti austriaci fu grande e molti furono i prigionieri; fra questi è morto il principe Bentheim, ed è rimasto prigioniero il generale principe Hohenloche. I nostri erano comandati dal Re col Duca di Savoia; generale di Divisione era il Bava; le brigate che vi presero parte furono quelle delle Guardie di Aosta, Cuneo, Acqui e Sardegna.
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