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23 In questo tempo, alzando gli occhi al mare, vide Orlando venire a vela in fretta un navilio leggier, che di calare facea sembiante sopra l'isoletta. Di chi si fosse, io non voglio or contare, perc'ho più d'uno altrove che m'aspetta. Veggiamo in Francia, poi che spinto n'hanno i Saracin, se mesti o lieti stanno.

6 A piedi è l'un, l'altro a cavallo: or quale credete ch'abbia il Saracin vantaggio? ve n'ha però alcun; che così vale forse ancor men ch'uno inesperto paggio; che 'l destrier per istinto naturale non volea fare al suo signore oltraggio: con man con spron potea il Circasso farlo a volunt

Ma il Saracin, che con mal gusto nacque, non pur la saporò, che gli dispiacque: 102 e poi ch'invano il monaco interroppe, e non poté mai far che tacesse, e che di pazienza il freno roppe, le mani adosso con furor gli messe. Ma le parole mie parervi troppe potriano omai, se più se ne dicesse: che finirò il canto; e mi fia specchio quel che per troppo dire accade al vecchio.

110 Ma viene a Doralice, ed a lei narra ch'Agramante, Marsilio e Stordilano, con pochi dentro a mal sicura sbarra sono assediati dal popul cristiano. Narrato il caso, con prieghi ne inarra che faccia il tutto ai duo guerrieri piano, e che gli accordi insieme, e per lo scampo del popul saracin li meni in campo.

92 Al Saracin parea discortesia la proferta accettar di Doralice; ma fren gli far

95 Quel fugge per la selva, e seco porta la quasi morta vecchia di paura per valli e monti e per via dritta e torta, per fossi e per pendici alla ventura. Ma il parlar di costei non m'importa, ch'io non debba d'Orlando aver più cura, ch'alla sua sella ciò ch'era di guasto, tutto ben racconciò sanza contrasto. 96 Rimontò sul destriero, e ste' gran pezzo a riguardar che 'l Saracin tornasse.

132 Il buon ostier, che fu dei diligenti che mai si sien per Francia ricordati, quando tra le nimiche e strane genti l'albergo e' beni suoi s'avea salvati, per servir, quivi, alcuni suoi parenti, a tal servigio pronti, avea chiamati; de' quai non era alcun di parlar oso, vedendo il Saracin muto e pensoso.

13 Al brutto Saracin, che le venìa gi

71 Il mordace parlare, acre ed acerbo, gran fuoco al cor del Saracino attizza; che senza poter replicar verbo, volta il destrier con colera e con stizza. Volta la donna, e contra quel superbo la lancia d'oro e Rabicano drizza. Come l'asta fatal lo scudo tocca, coi piedi al cielo il Saracin trabocca.

34 L'acciaio allora la Discordia prese, e la pietra focaia, e picchiò un poco, e l'esca sotto la Superbia stese, e fu attaccato in un momento il fuoco; e di questo l'anima s'accese del Saracin, che non trovava loco: sospira e freme con orribil faccia, che gli elementi e tutto il ciel minaccia.