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PILASTRINO. Del tuo resto, s'io posso. GIRIFALCO. Ghiottoncella, che m'hai cavato il fiato! Ma ti voglio cavare a te de gli occhi quel riso e quelle frasche. PILASTRINO. E però è buono che sia venuto qui questo mio amico; perch'è persona che ti saprá dire la cosa come sta e forse trarti d'ogni tuo affanno. GIRIFALCO. E che induggiamo, adunque? PILASTRINO. Non si può far, di giorno.

m'insegnavate come l'uom s'etterna: e quant'io l'abbia in grado, mentr'io vivo convien che ne la mia lingua si scerna. Cio` che narrate di mio corso scrivo, e serbolo a chiosar con altro testo a donna che sapra`, s'a lei arrivo. Tanto vogl'io che vi sia manifesto, pur che mia coscienza non mi garra, che a la Fortuna, come vuol, son presto.

LECCARDO. Mi dispiace che per mia cagione non sia vostra sposa, ché la vostra tavola mi sarebbe stata sempre apparecchiata. Or temo il contrario: ché come vostro fratello saprá che son stato dalla vostra parte, mi ará adosso un odio mortale, e sarò in capo della lista di coloro che saranno sbanditi dalla sua casa.

Ma il fatto sta, che ei governò la repubblica, primo , ma non principe, ed anche meno tiranno; ch'egli ottenne da' contemporanei il nome di «padre della patria»; ch'ei somigliò a quanti grandi cittadini furono nelle piú splendide repubbliche antiche, e superò forse quanti furono nelle italiane. Quando saprá l'Italia far giustizia tra i veri e i falsi grandi suoi?

Alessandro vostro amico ha quel servo sbarbato che conduce le legna dalla villa a casa, che è sordo, muto e un pezzo di pazzo, molto dissimile dalle vostre persone, si lascia spogliare, vestire e tingere a nostro modo; e se Mangone li domandará, non saprá che rispondergli; e perché è molto gagliardo, se sará stuzzicato, dará mazzate da cieco.

FORCA. Non è usanza di servi forse? PIRINO. E quando lo saprá, che faremo? FORCA. Che so io? qualche mala cosa. PIRINO. E questo è l'amor e la riverenza paterna? FORCA. E voi coricatevi la notte con questa riverenza, abbrac- ciatevela e baciatela, e lasciate star Melitea.

ESSANDRO. Se ben Gerasto non è degli accorti uomini di questa terra, pure con questo inganno ingarbugliaremmo altro cervello che il suo. Ma chi sará costui che saprá fingere Nartícoforo, e Cintio quel giovane cosí storpiato? PANURGO. Stimate voi che disponendomi io a questo, non sappi fingere Narticoforo, quel maestro di scuola?

Dodon, che de' costumi è giá informato, piglia i mariti e gran ragione allega, dicendo: Le consorti abbian giudizio: non è piú tempo di fuggire il vizio. Invidia solo è quella che le irrita: è troppo bella Conegonda e adorna. Fará dell'altre un comento alla vita: se fuggon, conto a voi punto non torna. Conegonda ha eloquenza ed è gradita: saprá scoprire a voi tante di corna.

LAMPRIDIO. Tante piú ne soffriremo. Che difficultá può patire chi non estima la vita? Ma di grazia, facciam collegio della mia vita e cerchiamo qualche rimedio;... PROTODIDASCALO. Etiam atque etiam cogitandum. LAMPRIDIO.... ché ben conosco che sono alle mani d'un medico che volendo saprá rimediare al mio male.

Che tutte le monete, cosí d'oro come d'argento, saranno conosciute da qualunque persona che saprá leggere, ed anco da chi no, per prattica cioè del loro giusto valore, il qual sopra esse sará notato ed impresso; ed il simile intervenirá delle giá fatte, che tassate saranno con l'ordine giá detto.