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Oh!... I bei tempi!... Il nostro secolo È una nenia e non un canto! Noi siam lucciole sbiadite, Essi il fuoco, essi l'incanto! Oggi i bozzoli e la vite Ci preoccupan l'idea Più dei lauri e della gloria D'una bellica epopea! Oh!... I bei tempi!... Eppur s'io medito Sulle stragi dei possenti; S'io ricordo il Sant'Uffizio Ed i roghi dei sapienti; S'io rifletto alle baldanze Di tiranniche ignoranze;

Ah, sarebbe vero?... E cadde, così dicendo, sopra una scranna. Animo! animo! gli disse l'Adelantado, con più tenerezza nella voce, che non avesse mai dimostrata. Animo! animo! ripetè macchinalmente il Fiesco. Ne ho. Voglio sapere.... voglio sapere.... Erano venuti gli arcieri?... o i famigli del Sant'Uffizio?... No, grazie a Dio, solo quelli del re. Ma è sempre una infamia!

Io non ho l'animo crudele di uno sgherro o d'un giudice del Sant'Uffizio, da compiacermi a noverare i patimenti di Guido in quella brutta giornata. E v'hanno poi di cotali dolori che non si possono descrivere e che non intende neppur bene colui che li prova; dappoichè essi, per la loro intensit

Un'ebrea! gridava il re, che odorava il Sant'Uffizio. E non potendo impallidire, poichè non glielo avrebbe consentito il colore ad olio, la sovrapposta vernice, balzava indietro come uomo che si avveda di aver posto il piede sulla coda d'un serpe. Ma l'udienza, che non partecipava agli scrupoli alle paure del re, gli dette apertamente dell'asino.

Dio guardi, se viene a saperlo il Sant'Uffizio, che non ammette i tramutamenti da sesso a sesso! Provvederò; rispose il Fiesco, fremendo. Non dubiti Vostra Altezza, provvederò fin d'oggi.

Che cosa, infatti, non avremmo potuto sperare se ci fosse stato all'esposizione di Parigi bravamente condotto a olio, il Galileo davanti al Sant'Uffizio, composizione del Barabino, che si ammira a Genova, condotta a fresco, nella palazzina Celesia? un'altra Cacciata del duca d'Atene, opera dell'Ussi, che merita da per sola il viaggio di Firenze? o un altro Barbarigo, come quello che il Giannetti ha dipinto a Venezia, per la fondazione Querini Stampalia?

Da molti testimon giurati il caso fecion deporre i frati, onde n'andasse girando a stampa dall'orto all'occaso, acciò al convento la pietá abbondasse. Un testimon non era persuaso, ma pur convenne alfine ch'ei giurasse, perché il prior zelante al Sant'uffizio gli minacciava accuse e precipizio.

È enorme, ma... naturale! Il processo scritto gli bastava, perchè il processo orale aveva annientato il primo; ma al processo orale, abbandonati i metodi da Sant'Uffizio, si accorda oggi la preminenza per unanime consenso dei giuristi, non escluso Francesco Crispi, e col processo orale, l'on. De Felice con logica stringentissima fece l'auto-demolizione dell'accusa.

Il giovine innamorato non aveva faticato molto ad intendere che quella donna gli avrebbe fatto scorrere tutti i gradi del patimento. L'amore non era più una allegrezza, poichè non era più una speranza; era un dolore, uno spasimo, un'agonia prolungata. Pari all'infelice che trascinato dinanzi ai giudici del Sant'Uffizio vede tutto intorno minacciosamente disposti i più svariati strumenti di tortura, e il risolino asciutto dell'inquisitore sembra promettergli che neppure uno di quegli arnesi sar