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Aggiornato: 19 giugno 2025


Non sono molti. L'amaro conforto dei saluti non è per tutti. È una folla varia che si dispone lungo la banchina, con le pallide facce attente alla nave, aspettando. Vi è qualche cosa di funebre in questa attesa. Infatti la partenza di un emigrante per un lontano paese ha un po' della morte. Egli muore alla sua vita consueta. Muore per i suoi, muore per il suo paese, sparisce verso l'ignoto.

Quando la duchessina rientrò in sala, Prospero Anatolio e il Della Valle davano le disposizioni per l'indomani. Il Della Valle sarebbe andato lui solo alla stazione, incontro ai testimoni: erano quattro commendatori, due della Camera alta, due della Camera bassa, e avevano appena telegrafato che sarebbero giunti col primo treno. I saluti furono quella sera più espansivi ed eloquenti del solito.

Non mise tempo in mezzo: si buttò il ferraiuolo sulle spalle, prese il cappello, e uscì. Il galantuomo giusto era in casa. Ricambiarono i saluti e sedettero; parlarono per un pezzo del più e del meno, e infine il reverendo entrò con bel garbo nella faccenda per la quale era venuto.

La moda, la moda! è una gran sciocchezza, la moda. Ma sua sorella non la intendeva così, quantunque alla moda sacrificasse ben poco. Bada di non far la ruggine, Maurizio; e soprattutto non ti far vecchio prima del tempo. Rideva, la buona zittella; e ridendo, diventava più giovane. Rispondeva più ilare, più serena, più franca ai saluti che venivano d'ogni parte.

E accompagnando alla stazione il genero e la figlia, mandava i suoi saluti e quelli di suo marito al caro signor Gervasio, e a tutta la famiglia, cogli auguri d’una perfetta guarigione, e le più calde raccomandazioni d’un pronto ritorno.

Il brougham venne a fermarsi davanti alla scalinata. La cuoca e l'ortolano erano a salutar la padrona. Andrea, il giardiniere, salì a cassetta. Buon viaggio, buon viaggio. Scriverò o telegraferò per avvertir dell'ora del mio ritorno disse la Teresa ricambiando i saluti. Il treno giunse alla stazione in orario.

Oh, ne ho qui di molto più cari, e cercherò di vederli quanto più spesso potrò aveva risposto l'ingegnere Arconti stringendo la mano della giovinetta. Non ostante la sua promessa, Roberto non aveva trovato il momento di far una corsa a Valduria. Erano giunte bensì parecchie imbasciate sue coi suoi saluti e con le sue scuse.

Dopo molti honorati et affettuosi saluti che derivano dall'amore ed affezion grande che portiamo alla sua eccelsa persona, et a tutta la sua famosa Repubblica, le facciamo sapere, con questa nostra real lettera, come abbiamo ricevuto, per mano dell'honorato et scientifico padre fra Vincenzo carmelitano, le sue onorate lettere, con le quali avendoci fatto sapere la buona e sincera volont

Quella lettera, scritta da Aminta Guerri, diceva poco o nulla; accompagnava un libro che il conte Gino aveva dimenticato alle Vaie, nell'ultima notte che era dormito lassù, e prendeva occasione da quell'invio per mandare all'amico, all'ospite gradito e caro, i saluti suoi e quelli di tutta la famiglia.

Il conto era di 102 franchi: tra tutti ne avevamo 104: se ci fossimo trattenuti un'ora di più si restava in pegno a Marsiglia! E la bella prospettiva che avevamo davanti: intraprendere un viaggio di due giorni con due franchi in saccoccia... o negatemi che in Francia il divertirsi non costi salato! Baci, saluti strette di mano, e poi di galoppo al Comitato.

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