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Regina parlava l'ungherese, il russo, il tedesco, il polacco, il francese, e cominciava a cincischiare l'italiano. L'ungherese era la lingua di sua madre. Il russo, era la lingua del capo, il quale, quattro anni prima dello zio Tob, era lo czar della banda. Regina aveva vissuto quattro anni in Germania; due, nel mezzodì della Francia. V'erano nella truppa due polacchi ed una polacca Senza parlare di due cani, sconcissimi e paganissimi, che scaturivano pure dalla nobile e cattolicissima Polonia e dello zio Tob, il quale poteva esserne altresì, quantunque nato nel Yorkshire non confessando giammai la sua patria, tuttochè si vantasse discendere dal re Augusto, per via scorciatoia. Regina parlava queste lingue con una maravigliosa facilit

Questi, felice di trovare facile argomento a discorsi che potevano distrarre Folco dalla prima inquietudine, indicò a Gioconda la duchessa e via via i commensali più cospicui, da un re in incognito a un granduca russo, a un generale inglese, dalle attrici meglio note a quella Maria Feodòrowna Petrowski che un'ora prima ballava, tutta d'oro dalla nuca ai tacchi, l'infernal danza moscovita.

Il signor Richard gli promise allora d'insegnargli un colpo straordinario: un colpo, col quale a Parigi aveva; passato da parte a parte un certo conte Brakonine, un russo, che si era permesso con sua sorella certi modi che non gli andavano.

Il buon Prandonio, cui non pareva vero di poter servire un barone russo segretario intimo dello czarre, in meno di una settimana apprestò il sontuoso vestiario, e volle portarlo di persona all'albergo dei Blagueurs, dove Giuda aveva affittato un magnifico appartamento.

Per l'occasione fausta il faro della pittura lombarda si mangiò quasi tutto un Cenacolo, e tornato a casa, più innamorato che mai, cominciò in fretta e furia un altro che fosse pronto per il primo Russo arrivato, che fu poi un Belga. In seguito Giusto, avendo sotto mano la modella dei suoi sogni, condusse a termine il gran quadro dell'Orgia e licenziò Cleopatra.

Il duchino si gettò ai piedi della contessa dicendole: Oh! darei la mia vita.... per avere la vostra! Al domani, il marchese A. B.... e il cavaliere G. D...., rappresentanti del conte Tomacelli, decisero un duello a oltranza, insieme con l'onorevole E. F.... e il principe russo G. H...., padrini del duchino di Zagarolo.

E chi altro avremo? seguitò il signore; ricapitoliamo, maggiordomo. Quel signor principe russo, arrivato martedì, il quale passò un'ora fa, e lasciò i biglietti di visita per vossignoria.... Bene. Il signor cavaliere Lavinio.... Mi garba poco, ma compie il numero, L'abate Apollinare, e quel signor visconte francese.... Egregiamente. Pensate a tutto e fatevi onore.

La mattina si era incontrato nel celebre israelita russo, Samuele Goldschmidt, negoziante di brillanti, e ch'egli avea conosciuto a Pietroburgo. Il Goldschmidt apparteneva a una di quelle antiche famiglie israelite tedesche, dimoranti in Russia da secoli: e che serbano forse più intatte le grandi tradizioni de' loro padri.

Pensato, fatto. Un bel mattino l'audace avventuriere si recò dal primo sarto di Gerusalemme, certo Prandonio detto lo Scortica, e, spacciandosi barone russo e segretario intimo dello czarre, ordinò quattro tuniche nuove di crine di cavallo, sei paia di calzoni collanti, quattro gilets all'ussera, e un magnifico turbante a coda di pavone.

In presenza dell'infermo la nuova diagnosi non si allontanò di molto da quella del dottor russo; il fenomeno si poteva interpretare come una interruzione momentanea dell'azione visiva prodotta da coaguli sanguigni.