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Aggiornato: 5 giugno 2025
Quel rotolo intanto aveva attratto la sua attenzione. Rimase un pezzo seduto sopra un divano a guardarlo. Quella era musica della marchesa Ginevra, che egli aveva presa qualche tempo innanzi, per leggerla al cembalo, e che voleva restituirle. Ma, guardando quel rotolo, gli venne in mente che forse era male mandarlo pel servo. Avrebb'egli fatta la commissione quel giorno medesimo?
Mutati i panni, poichè quella corsa lo aveva fradicio di sudore e di polvere, Aloise voleva partir subito alla volta della Montalda. Ogni cosa era all'ordine; le sue carte bruciate, i suoi libri riposti, il suo quartierino di via Balbi poteva paragonarsi ad una casa rimessa a nuovo pur dianzi. Solo un rotolo di musica, legato da un nastro nero, stava in mostra su d'un tavolino. Perchè un nastro nero? Aloise lo aveva messo la sera innanzi, senza pure badarvi. Quando gli venne sott'occhi, fu per cambiarlo; ma tosto mutò di proposito. Non è forse giusto? pensò. Ella lo ricever
E detto questo, a Ipalca si volgea, che un rotolo di carta in man portava lungo sei braccia, ch'ei dato le avea a tenere, e sul spazzo il sciorinava. Io non son menzogner, dama dicea Filinor a Marfisa, che guardava l'albero suo, ch'ei distendendo gía, e pareva un lenzuolo di Golia. Veggendo in un cantone una bacchetta, lesto la prende e comincia additare.
Nella persuasione fallace che la puppattola dovesse amare le chicche, Bebè le fregò sul viso uno dei cioccolattini che si trovavano nella scatola di Bardelli, e quando la madre saggia, per evitare maggiori disgrazie, portò via scatola e bambola, Bebè, offesa nei suoi diritti di proprietaria, si rotolò rabbiosamente per terra.
Guai ancora se in una sacra funzione per festa o per lutto, al Senato, al Capitan Giustiziere non venisse esibita una torcia del peso e delle dimensioni loro dovute: un rotolo e mezzo per uno (gr. 1200)! Il Vicerè stesso, che come prima autorit
Peppe sbalzò nel pendio battendo l'aria con le braccia, cadde, rotolò come un sasso, poi disparve nel vuoto. Un capraio che cercava una capra smarrita tra i grossi macigni della vetta, s'era accorto d'ogni cosa, e aveva conosciuto il su Carluccio: s'acquattò, tutto tremante, dietro un cespuglio. Il poveretto lo sapeva che s'egli l'avesse visto, l'avrebbe ammazzato di certo.
Rodrigo di Escobedo spiegò da capo il suo rotolo di carta, e lesse i sei nomi; ad ognuno dei quali un uomo si mosse ed andò a collocarsi a destra, presso i trenta uomini allineati.
Cominciò la enorme bestia a dare indietro, con certi orribili singhiozzi agónici che gli empivano la bocca d’un vomito rosso; poi, di schianto, cadde su le ginocchia, soffiò nella polvere, tentò invano di risollevarsi, rotolò boccheggiante. Le trombe, con alti squilli, salutarono la vittoria dell’espada. Volentieri gli furon perdonate dal pubblico le due lame che non avevan ucciso.
Eh, gridò la principessa, facendo uno sforzo per sollevare la sua bella persona, e credendo subito a un inganno di Cristina. O l'aveva venduta o altri l'aveva rapita all'ubriaco, cui ella l'affidava.... Dov'è ora questa cara creatura? chiese singhiozzando la principessa. Fa' ch'io la veda.... ch'io la veda.... Ella rotolò sul tappeto; vi rimase irrigidita.
"L'Accurzio non sospettava di nessuna cosa e mi domandò chi mai fosse in pericolo della vita perchè fosse necessario l'intervento suo. Senza rispondere a quelle prime parole, cominciai a tocargli il guanto con un rotolo di scudi, poi, a poco a poco, gli palesai come fosse la cosa e di chi si trattasse, e come fosse mestieri di tenere il segreto.
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