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Aggiornato: 5 luglio 2025
Damiano tese l'orecchio finchè potè udire il suono de' loro passi: poi, quando non intese più nulla, strinse le mani, guardò in cielo, e il suo pensiero si levò con fede al Signore. I giorni, e le settimane passarono, E Damiano altro non seppe nè di Rocco, nè de' suoi: questo dubbio era per lui un'angoscia mortale; e ricaduto nella disperazione e nelle cupe fantasie di prima, ammalò.
Noi non siam più nulla per te?.... Oh Rocco! noi ti dobbiamo tutto; e per quanto avessimo a fare, sarebbe ancor poco, in confronto di quello che tu hai fatto; e....
Rocco lo trascinò nella vicina botteguccia d'un falegname: ajutato dal buon operaio, lo mise a sedere sur uno sgabellaccio; e fra loro due, bagnandogli la fronte con un po' d'acqua, vennero a capo di farlo rinvenire. Rimessosi in piedi, Damiano raccolse tutto il suo coraggio; usando una gran forza a sè medesimo, rese grazie a quel falegname della sua carit
«Via diceva Rocco raccattando le chiavi, e non sapendo capire come tanto onore tornasse sgradito alla figlia, via, che tu sei pazza e tiri i calci al pan bianco... andiamo.»
Rocco! non le hai vedute? non ne sai niente tu?.... Io sto qui a morire, da più di due mesi; non so più nulla di nessuno.... E non ho fatto del male, vedi, è stato un tristo accidente.... Ci ha da voler tanto a conoscere la verit
Il padre Anacleto poi, giunto al convento che era l'ora d'andare in refettorio a cenare; per non farsi scorgere, s'andò a sedere al suo posto: ma com'è da pensarsi non prese nulla. Per ingannare quei momenti, si pose a guardare un affresco, che era in fondo alla sala, sopra la sedia del guardiano; e doveva rappresentare una cena, fatta tra San Rocco e non so quali altri santi.
Poi, per vaghezza di cambiar padrone, si mise al servizio di Don Rocco Panzavacante, e su una tanecca nuova fece molti viaggi in commercio d’agrumi al promontorio di Roto, che è una grande e dilettosa altura su la costa italica, tutta coperta da una selva di aranci e di limoni. Su i ventisette anni egli si accese d’amore per Francesca Nobile; e dopo alcuni mesi strinse le nozze.
Ogni anno, la mattina dell’11 luglio, usava dagli alunni cantare pel Cassaro in onore di S.a Rosalia un inno composto da uno di loro, e con questo canoro spettacolo s’inaugurava il festino. Giuseppe Licalsi e Carlo Mellino , Raffaele Pepi , Leonardo Giliberto , Michele Rocco , Domenico Spadafora e Raffaele Russo (1795-1797), Ignazio Taranto sono tra quelli che nello scorcio del secolo musicarono codesti inni, ispirati da gentile sentimento di devozione e forse da un po’ di vanit
«Vai a vedere dalla signora padrona! gridò Rocco irato ad uno dei figliuoli: e questi andato, tornò subito portando che di l
«È qui, è qui, urlava colui scoprendo il viso alla giovane mezza morta dalla paura. «Te lo do io il signor Giuliano!» gridava Rocco, smesso il rammarichio con cui si era venuto lagnando come un uomo che morisse svenato; e d'uno slancio fu sopra la figliuola sbuffando feroce, e colle pugna levate.
Parola Del Giorno
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