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La rivoluzione italiana però rimase e rimarr

Immaturo per la propria riforma, il clero non poteva accondiscendere nella rivoluzione.

Ah! Garibaldi sorrise voltandosi al capitano Leggero. Da quanto tempo, questi domandò, chiamate così il vostro mulo? Oh! non è molto, da quando è incominciata la rivoluzione. Garibaldi è il migliore soldato, e il mio mulo è il miglior di tutti: non è vero tu, Garibaldi? Si voltò alla bestia, scuotendo la catena. Il mulo s'impennò quasi. Piano, piano: vuoi proprio fare il Garibaldi?

Garibaldi e Mazzini soli resistevano. La rivoluzione dell'ottantanove si riassumeva in loro, Garibaldi ne era il soldato, Mazzini l'apostolo; e poichè la rivoluzione era mondiale, la sua ultima battaglia si combatteva naturalmente a Roma.

L'Argentina ci avrebbe salvato prima portandoci via dei disoccupati e degli affamati che avrebbero fatto la rivoluzione, poi economicamente con i... risparmî mandati a casa dagli emigranti e con lo sbocco dato ai nostri prodotti. L'egregio direttore ripeteva ciò che in più occasioni aveva scritto e ciò che la massa dei suoi lettori pensa.

mai anche limitandosi a scorrere la Storia onesta ma imperfetta del moto scritta da Santarosa erano state più visibili le tristissime conseguenze d'un tristo programma. Un proclama di Carlo Alberto, capo del Governo Rivoluzionario, aveva largito amnistia alle truppe che lo avevano fondato. La Giunta s'era avvilita in negoziati coll'ambasciatore russo, conte Mocenigo, che offriva sfrontatamente perdono ai cospiratori e qualche speranza d'una Carta Costituzionale. Erano uomini d'innegabile patriotismo e di core, e giurati tutti alla Carboneria; e nondimeno tremanti fra le esigenze della rivoluzione e le forme accettate della legalit

Ogni rivoluzione è la manifestazione, la espressione pubblica d'un bisogno, d'un sentimento, d'una idea; e quando un popolo insorge, la scelta dei capi costituisce un contratto tacito fra quel popolo ed essi.

Egli forte pontefice, resistette cattolicamente all'imperator eretico; egli gran vescovo, gran cittadino, raccolse apertamente intorno a i romani di Roma; egli grande italiano raccolse pur gli altri italiani antichi, li difese, ne fu difeso dalla tirannia dell'eretico imperatore; egli, come tutti coloro che sollevan popoli non a propria ambizione ma a difesa comune e giusta, non rinnegò il nome, il diritto del signore legittimo o legale, ma gli rinnegò l'obbedienza in ciò che era pur diritto proprio e del popolo suo; egli limitò la rivoluzione a giusta resistenza, egli l'adattò alle tendenze, alle condizioni del tempo suo; ed egli non inventò forse ma si serví delle giá inventate confederazioni, le accrebbe, le condusse, le fece efficaci, vittoriose.

L'onda della rivoluzione italiana aveva buttato in disparte l'imperatore, che le aveva disserrato le chiuse; ed egli cadde affatto nell'ombra, quando Garibaldi pigliò l'ardimentosa impresa nel Mezzogiorno. Dai rapporti di ambasciata del napoletano De Martino noi ora sappiamo con quanta pena e ripugnanza l'imperatore seguisse i progressi dell'unit

Cosí, come suole quando v'è materia vera, la rivoluzione popolare troncò indugi e dubbi alla cospirazione principesca ed aristocratica. Allora Carlo, giá mezzo disperato all'annunzio, pregava Dio, «se dovea scendere, di scendere almeno di piccol passo», ed assaliva poi Messina con una gran flotta.