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Aggiornato: 25 novembre 2025


La democrazia faceva una perdita irreparabile con la morte di lui; figlio di una delle più illustri famiglie Pollacche, si era posto a capo della rivoluzione nel 1864, ed esule in Svizzera confezionava le cartoline da spagnolette, tanto per tirare avanti onoratamente la sua famigliola.

Ma parlando di misteriosi, il nome di Zuppetta si trova sotto la mia penna. Zuppetta è uno di quegli esseri terribili che la rivoluzione fa giganti, la pace divora. Zuppetta è comparso due volte appena all'Assemblea. La prima volta Garibaldi ve lo portò nelle pieghe del suo plaid, al momento della prima sua entrata.

Poi le piaghe sanguinano tuttavia e noi scriviamo coll'ultimo gemito di Ciro Menotti, e coll'eco dei fucili di Rimini nell'orecchio. La rivoluzione dell'Italia centrale presenta distinte due classi d'uomini: i molti insorti, e i pochi moderatori dell'insurrezione. Che volevano gl'insorti?

Per la prima volta, in Milano, fu gridato: abbasso la polizia! abbasso Bolza! morte all'Austria! Il vulcano latente della rivoluzione cominciava a sprigionarsi.

Il soffio terribile della rivoluzione era passato sul suo capo senza abbatterla; le guerre dell'Impero l'avevano rispettata. Dopo le cene della Reggenza, aveva assistito ai bagordi del Direttorio; tra le sue mura si era udito imprecare contro il Buonaparte (come i sostenitori dell'antico stato di cose chiamavano l'imperatore), ed ora nella prima met

E' fu allora che il gesuita e Don Diego ebbero un colloquio di parecchie ore, con grande soddisfazione di quest'ultimo. Che gli disse? Molte cose sullo stato sociale, sullo stato politico di Europa, sulla situazione degli spiriti, sulla rivoluzione che si era operata nella coscienza delle masse, sull'essenza del principato al XIX secolo.

Nel piano pratico della rivoluzione venne avvisato di attentare alla vita dei militari esteri, massacrandoli in massa col mezzo, consentito in tempo di guerra, delle mine, lo scoppio delle quali, abilmente disposte, avrebbe dovuto farne saltare in aria le caserme con quanti vi sarebbero dentro. Ed una tale idea suggeriva ai capi mestatori di rivoluzione la necessit

E questa razza di principii s'eran radicati talmente nell'animo suo, da non ritener degno della sua affezione e della sua stima Masi, il figlio primogenito, condannato alla galera per una grassazione; Vito, il secondo, che s'era impinguato bene nella rivoluzione del sessanta, se n'era andato a Ficarazzi, nel cui contado aveva preso moglie e se ne stava a far fruttare il maltolto. Erano invece i suoi cucchi, Menico, campiere all'Uliveto, il quale una volta, con una schioppettata, s'era levato un certo bruscolo dagli occhi; Peppe, il più piccolo, a cui dava certi ammonimenti per l'avvenire da far accapponare la pelle addirittura, e prometteva molto. Tanto che, nei suoi momenti di espansione, il curatolo gli posava la manaccia sul capo, e lo mostrava agli amici dell'istesso pelo, esclamando: Questo qui sar

Rivoluzione! Ode un tumulto immenso. Dove si trova? Non più sulla via, che conduceva dalla sua casa, svaligiata dai francesi, alla cittadella, dove voleva porgere denunzia al generale francese e chiedere giustizia.

Educato fuori di Roma ed in condizioni diverse da quelle dei giovani che tenevan nelle mani la trama della rivoluzione Romana ad onta del suo carattere e de' suoi sentimenti v'era rimasto estraneo. Poi per condiscendere al desiderio del padre egli aveva accettato un posto nell'esercito pontificio e si comprende di leggeri che un tale impegno lo allontanava ancora più dai nostri amici.

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