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Aggiornato: 12 giugno 2025


Sordo da tanto urlar, da' picchi infranto, E più dal senso del supplizio atroce, Il poverel movea simile a un santo, Che tra fieri Giudei porti la croce. Con l'orecchie dimesse, in suon di pianto A intenerir la turba alza la voce, E ragli emette ora profondi or fini, Ch'

L'Eroe gli si fe' presso, e de la doppia Sua bizzarra natura interrogollo; Quei leva il muso, allunga gli occhi, addoppia I sospiri, e fa il greppo, e scote il collo; E poi che ragli e pianti e voci accoppia, E di tanto preludio ha il cor satollo, Digrigna i denti al ciel, gli occhi al ciel fisa, Batte la coda, e parla in questa guisa: Uomo gi

In volto audacemente io ti guardai; A ragione, Giacinta, ti offendesti.... Se guardata nessun ti avesse mai, Fama di bella avresti. Grazie, o Signor! di un pargolo La casa mia si allieta; Fa ch'egli cresca incolume, Fa ch'ei non sia poeta! Se poi delle tue grazie Colmar lo vuoi, Signore: Fa ch'ei sia sempre un asino Ma ragli da tenore.

Quando uno dei due era tirato fuori dalla stalla, l’altro mandava dei lamenti dolorosi, e continuava a dolersi durante l’assenza del compagno, e al ritorno si udivano i reciproci saluti, gli allegri nitriti del cavallo e i ragli ripetuti dell’asino.

Allo improvviso l'aria dintorno rintronò dei ragli di Marco. Verdiana corse alla finestra, e di l

O beffeggiata anima santa e pia, a cui sonagli imposero al berretto, poi che ai ragli il tintinnio s'accoppia e la brigata non t'abbia a sdegno e ti comprenda: vuota pur ti sembrava e trista e sciagurata questa vita che al ballo e alla parata tutte volgea le cure. Taccian ora le rive e i bei giardini: Sciarra lungi riporta i Farfarelli: splende Aurora. Invano ardito hai tu? Di nuovo pungi

Così, titubante, tornò a casa. E dopo, per molte sere, quando entravano nel fiume le barche, ella andava lungo lo scalo a guardare i marinai. Qualche trabaccolo portava dalla Dalmazia un carico di asinelli e di cavalli nani: le bestie prendendo terra scalpitavano; l’aria sonava di ragli e di nitriti. Anna, nel passare, batteva con la mano le grosse teste delli asinelli.

E l'asino grave, e lo stupido bue, e l'armento servile delle pecore lo calpestavano passando! Sento ancora i ragli di gioia, i muggiti di trionfo, i belati di compiacenza. Oh vergogna, oh sventura irreparabile! ahi, ahi, ahi!... Dimmi tu, o solo compagno rimastomi in tanta guerra, come potremo difenderci?

Parola Del Giorno

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