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Aggiornato: 15 giugno 2025
Sulla scrivania, fra le carte odorate di mughetto, odore e fiore a lei cari, vi è una sua lettera ai signori Giacomo e Roberto Yves di Norimberga, incominciata a Rüdesheim e non finita. Era nella sua borsa da viaggio con due rose del giardino Steele di cui conservo la polvere come dell'altra rosetta che perdè il profumo In quella sera ch'ella soffrì tanto.
Alcune ore dopo giungevamo, abbastanza felicemente, a Rüdesheim. Durante il viaggio non si parlò mai dell'accaduto, e quando fummo a casa, Violet, cedendo alle nostre preghiere, si pose a letto. Il mattino vegnente, per tempissimo, ebbi queste sue righe: «Caro,
Non cercai di veder Violet al suo arrivo. Dal momento in cui mi scrisse «cedo» mai mai cosa alcuna mi fu più dolce che obbedire a un desiderio dell'amica mia, contrario al mio egoismo, ai desiderii miei. Io spero avere così amata una tale creatura, avere così usato un tal dono di Dio il meno indegnamente possibile. Solo mi permisi di andare verso le sei della mattina, allo sbarco del vaporetto che corre continuamente fra Bingen e Rüdesheim, essendo sicuro, per la lettera di Violet, ch'ella non sarebbe arrivata così per tempo. Mi trattenni col
Dio mio, l'abito nuziale di Violet non è qui, i miei amici Steele sanno dov'è; ma la sua piccola toque da viaggio, il grazioso costume che portò nelle ultime ore, la semplice veste bianca ch'ella aveva a Rüdesheim quando la strinsi per la prima volta nelle mie braccia, pendono qui dall'attaccapanni.
Chiesi subito al cameriere, un gobbo chiacchierino, se vi fosse a Rüdesheim una famiglia Steele. Quegli mi rispose, spalancando gli occhi per la meraviglia, che sì. Il signor Paul Steele e la sua signora erano tra le persone più distinte del paese. Avevano degli ottimi vigneti sotto il Niederwald e sul Rochusberg, un gran palazzo a Magonza. Viaggiavano assai; il cameriere credeva che in quel momento fossero assenti; mi promise, a ogni modo, informazioni esatte. Seppi infatti da lui, più tardi, ch'erano a Francoforte e che quel mattino stesso avevano telegrafato di mandar loro certi oggetti a Magonza, dove intendevano trattenersi alcuni giorni. Non perdetti un minuto e scrissi a Violet per farle sapere dov'ero. Nella incertezza, feci due lettere; ne indirizzai una a Norimberga e l'altra a Magonza. Poi mi feci indicare la casa degli Steele, un villino elegante nello stile tedesco antico, alla estremit
Nella stessa scrivania son pure i versi e i ricordi scritti da me per lei e riferiti qui solo in parte; i versi di Rüdesheim e alquanti altri di cui nessuno legger
Finalmente dietro i grandi alberi d'un'isola, al piede di fosche alture, ci apparve Rüdesheim.
Verso le undici feci portare il mio bagaglio alla stazione e lasciai l'albergo. Non vi erano stelle nè luna e nelle vie silenziose di Rüdesheim faceva tanto buio che non potevo assolutamente vedere se qualcuno mi seguisse o mi precedesse. Di tratto in tratto mi fermavo istintivamente, stavo in ascolto.
Il signor Steele non dubitava che sarebbe rimasta a Rüdesheim fino al matrimonio. Gli dissi allora che per parte mia intendevo di affrettarlo il più possibile, e che ne avrei parlato a Violet l'indomani. Rüdesheim, 28 giugno. Come un vivo sepolto che tenta Spasimando la pietra e s'avventa A un lume subito, Io così t'ho abbracciata in tempesta, Io ti strinsi così su la testa Man, labbra ed anima.
Parola Del Giorno
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