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Aggiornato: 14 giugno 2025
m'insegnavate come l'uom s'etterna: e quant'io l'abbia in grado, mentr'io vivo convien che ne la mia lingua si scerna. Cio` che narrate di mio corso scrivo, e serbolo a chiosar con altro testo a donna che sapra`, s'a lei arrivo. Tanto vogl'io che vi sia manifesto, pur che mia coscienza non mi garra, che a la Fortuna, come vuol, son presto.
si` lascio` trapassar la santa greggia Forese, e dietro meco sen veniva, dicendo: <<Quando fia ch'io ti riveggia?>>. <<Non so>>, rispuos'io lui, <<quant'io mi viva; ma gia` non fia il tornar mio tantosto, ch'io non sia col voler prima a la riva; pero` che 'l loco u' fui a viver posto, di giorno in giorno piu` di ben si spolpa, e a trista ruina par disposto>>.
CINTIA. Quanto Cintio vi dice è tutto vero; e fate conto ch'io e Cintio siamo una cosa medesima: che vi parli con la mia bocca, che vi ami col mio core, ch'io sia la sua mente, ch'io sia lui tutto; e quando non possiamo essere insieme, egli se ne afflige quant'io, e quando vi ha sodisfatto, n'ha quel gusto che n'ho io.
Morti li morti e i vivi parean vivi: non vide mei di me chi vide il vero, quant'io calcai, fin che chinato givi. Or superbite, e via col viso altero, figliuoli d'Eva, e non chinate il volto si` che veggiate il vostro mal sentero! Piu` era gia` per noi del monte volto e del cammin del sole assai piu` speso che non stimava l'animo non sciolto,
SAMIA. Scuoto quant'io posso. FESSENIO. Che indugi? SAMIA. Oh! oh! oh! Laudato sia il manico della vanga, Fessenio, ché ho fatto el bisogno ed ho tutta unta la chiave perché meglio apri. FESSENIO. Or apri. SAMIA. Fatto è. Non senti tu ch'io schiavo? Or entra a tuo piacere. FESSENIO. Che voglian dire tante serrature? SAMIA. Fulvia ha voluto che oggi si chiavi l'uscio. FESSENIO. Perché?
Ma ne' di Tebe furie ne' troiane si vider mai in alcun tanto crude, non punger bestie, nonche' membra umane, quant'io vidi in due ombre smorte e nude, che mordendo correvan di quel modo che 'l porco quando del porcil si schiude. L'una giunse a Capocchio, e in sul nodo del collo l'assanno`, si` che, tirando, grattar li fece il ventre al fondo sodo.
ne' mai qua giu` dove si monta e cala naturalmente, fu si` ratto moto ch'agguagliar si potesse a la mia ala. S'io torni mai, lettore, a quel divoto triunfo per lo quale io piango spesso le mie peccata e 'l petto mi percuoto, tu non avresti in tanto tratto e messo nel foco il dito, in quant'io vidi 'l segno che segue il Tauro e fui dentro da esso.
Egli ha un figliuolo. Io vivo in patria, ma solitario; non avrò mai un figlio, le cui bellezze e le glorie si riflettan sopra di me, che m'aiuti a salire, che faccia me invidiato quant'io invidio altrui.
NER. Mostrar quant'io l'apprezzi spero, in breve; ma a questa Idra rabbiosa lasciar niun capo vuolsi: al suolo appena trabalzerá l'ultima testa, in cui Roma fonda sua speme; e infranta a terra, lacera, muta, annichilata cade la superba sua plebe. Appien finora me non conosce Roma: a lei di mente ben io trarrò queste sue fole antiche di libertá.
ne' mai qua giu` dove si monta e cala naturalmente, fu si` ratto moto ch'agguagliar si potesse a la mia ala. S'io torni mai, lettore, a quel divoto triunfo per lo quale io piango spesso le mie peccata e 'l petto mi percuoto, tu non avresti in tanto tratto e messo nel foco il dito, in quant'io vidi 'l segno che segue il Tauro e fui dentro da esso.
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