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Aggiornato: 6 giugno 2025


24 Tentar, prima ch'accada, si dispone ogni rimedio che possibil sia; e me, che d'ogni male era cagione, fuor de la rocca, ov'era Alceste invia. Io vo ad Alceste con intenzione di dargli in preda la persona mia, e pregar che la parte che vuol tolga del regno nostro, e l'ira in pace volga.

Non sai che, or ora, passando di , si levò subito, come la mi vidde, dalla finestra con tanto sdegno e con tanta furia come s'ell'avesse visto qualche cosa orribile o spaventosa? LELIA. Lasciatela andar, vi dico. È possibil che, in tutta questa cittá, non sia un'altra che meriti l'amor vostro quanto lei? Non vi è piaciuta mai altra donna che lei?

FORCA. Lo scaricheremo di peso di argento. PIRINO. Non sará possibil mai, perché sta tanto sospetto di noi, che, nol facendo stima che lo facciamo; poi se lo saprá, che fia di noi? FORCA. Ti fo la sicurtá con le mie spalle. PIRINO. Tu sai che in casa non mancano legne, e quando ce ne fusse carestia, abbiamo la villa vicina.

Quale è donna di voi che non si pente e non rompe nel cor durezza tanta ch'altrui in vecchiezza poi suol far dolente? Rompete il ghiaccio che d'intorno ammanta i freddi petti; e di pietá s'accenda l'alma, ch'Amor vi faccia lieta e santa. Ma veggio che convien che altra via prenda; ché 'l predicar fra duri sassi e tigre non è possibil che mai frutto renda. Alme gentil, non siate al ben far pigre.

ERASTO. Dovevi star imbriaco, però ti pareva di veder questo. DULONE. Ben sta: in pago del ruffianesimo che v'ha usato, v'ha dato un bel paio di corna. ERASTO. Dovevi star in estasi. DULONE. È possibil, padrone, ch'egli cosí volentieri vi fa credere il falso, ed io non basta a farvi vedere il vero? ERASTO. Entra e serra l'uscio. Tic, toc. ERASTO. Chi è ?

Riassumendo quanto è stato detto sin qui, voi dovete aprire l'anima a speranze superbe; pure, rammentando che vi è stato parlato del possibil bisogno, non che di soccorrere, di spingere perfino questo stesso Governo, volonteroso e intrepido com'è, dovrete necessariamente presentire la esistenza di gravi difficolt

MITIETO. Questa domanda è un'occolta maniera di notarmi d'infedeltá, poiché dubitate se debbo tacer cosa che son tenuto per debito a tacere. CINTIA. Oimè, che tremo e mi vergogno palesare il mio secreto! Sappi, Mitieto mio caro, ch'io son femina. MITIETO. Femina? ed è possibil questo? CINTIA. Cosí non fusse mai stato! MITIETO. O Dio, che intendo!

56 L'eloquenza del Greco assai potea; ma più de l'eloquenza potea molto l'obbligo grande che Ruggier gli avea, da mai non ne dovere essere isciolto: che quantunque duro gli parea, e non possibil quasi; pur con volto, più che con cor giocondo, gli rispose ch'era per far per lui tutte le cose.

Andiamgli incontra. Suonisi ogni strumento e facciam festa. Abbraccia il tuo Crisaulo. O Girifalco, non v'aspettava piú. Ringrazio Iddio ch'in poco ha condotto ad un bel fine onesta impresa. GIRIFALCO. Ed io ringrazio prima il cielo e poi voi duo che a la mia vita dato avete soccorso; ché non era possibil che durasse piú dieci anni. Or son felice, al mondo. CALONIDE. Entriamo in casa.

PANIMBOLO. Ecco s'apre la porta e ne vien fuori. Oh come intesi darmi colpi mortali allo stomaco e alla gola! DON FLAMINIO. Leccardo mio, i segni di mestizia che porti scolpiti nel fronte mi dán segno d'infelice novella: parla con la possibil brevitá. Oimè, tu taci e par che col tuo silenzio vogli significar qualche sinistro accidente! DON FLAMINIO. Deh, comincia presto!

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