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Aggiornato: 19 maggio 2025
Fontanella è una chiesa, assai antica, in onore di santo Egidio, alla falda meridionale del Canto. D'ogni parte circondata da solitarie selve di castagni e da vigneti, su un ermo piazzaletto fra la più triste poesia, sorge il rozzo edificio di carattere robusto, colle finestre che sembrano feritoie di castello, col campanile che è una vera torre feudale. Il tempo l'ha dipinto colle indefinibili tinte che sono sulle sue ali. Lungo il fianco sinistro della chiesa, un portichetto deserto sfonda con melanconiche linee e con un buio fantastico: qui sotto si allogherebbero tanti seggioloni tarlati, e qui si aprirebbe un libro da coro, e si indovinerebbero sul pavimento gli ammuffiti avanzi della stola, delle pianete, delle cocolle, e le gocce di cera de' funerali, e gli asperges e i secchiolini: su due mensole al muro posa, polveroso, semiaperto, sconnesso un cofano da morto... ricordo forse del vicino ossario... Niente di antico qui sotto; vecchio il loggiato, vecchi i pensieri, cioè coll'uggia dello squallore. Antichi invece sono gli avanzi di case, sotto un tappeto d'edera, a destra della chiesa: e antico è l'avello che giace pesantemente, scaldando al sole il granito, serrando l'ombra e l'immobilit
Parve che la proposta garbasse a Verdiana, perchè soggiunse senza obiezione: E lasceremo stare la coperta di cataluffo sul letto, e compreremo le pianete di bel damasco nuovo. E le camicie non trasformeremo più in camici. E i tegoli della canonica rimarranno alla canonica, e quelli della chiesa alla chiesa. È giusta; a Cesare quello ch'è di Cesare, a Dio quello ch'è di Dio.
Intorno alla bara ardevano sei ceri sopra candelabri d'argento lavorati con artifizio mirabile. Un coro di preti, parati di pianete e di dalmatiche di damasco nero, aspettavano un morto per recitargli le ricche esequie. Nè stette guari, che si fecero sentire passi misurati; e poco dopo, alzata la tenda della porta laterale, comparve una barella portata da due uomini e da due donne.
La gioventù irrequieta frugando i luoghi appunto in cotesta notte era capitata nella Chiesa del Convento dove avendo rinvenuti ammitti, camici, pianete, piviali, dalmatiche, ed altre di questa maniera sacerdotali vesti, se ne abbigliò e fatta prete volle dire la messa; nè mancò il suo bravo organo, sebbene pareva che sonasse piuttosto a stormo, che a laudi; chi seduto nei confessionali confessava, chi battezzava, ma il battezzato talora troppo bagnato rendeva al battezziere la sua acqua co' cambi; le candele, e i ceri quanti ve n'erano accesi, canti vari moltiplici nè sacri veramente tutti, nè tutti musicati al medesimo modo, quindi un baccano accompagnato da risa, urli, e fischi, ed anco da qualche infrazione al primo comandamento del Decalogo; a compire la confusione nuvole fitte ingombravano ogni cosa mandate fuori dai turiboli, e dai bracieri dove a piene mani gettavano i sacri timiami. Allo improvviso il tuono del cannone ruppe cotesti saturnali, quasi bacchetta di mago che sciolga gl'incanti; spogliano a furia i mal vestiti panni, ed assunta in breve sembianza, e atteggiamento soldatesco corrono col
Fra Brancazio, (tale era il nome del Guardiano di Araceli) senza che faccia nemmeno mestieri dichiararlo, non donava mica il Cristo per nulla; all'opposto egli imponeva al donatario: primo, che restaurasse a sue spese la facciata della chiesa dei reverendi Padri Francescani in Araceli, il che fu adempito; secondo a rifornire la sacrestia di pianete, piviali, dalmatiche, ammitti, roccetti e simili altri arredi, ed anche questo fu fatto; terzo a fondare una messa quotidiana perpetua all'altare di san Francesco con la elemosina di un ducato, ed anche la messa quotidiana fu fondata: e così i dabbene Padri, avendo trovato il terreno morvido, presero ad avviarsi alla casa di Giacomo spessi ed oscuri, simili in tutto alla schiera delle formiche quando s'imbattono in un mucchio di grano lasciato su l'aia, e non rifinivano mai di cavargli di sotto ora questo, ed ora quell'altro benefizio: dandogli ad intendere, che per quanto ei donasse, gi
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