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Aggiornato: 12 giugno 2025
L'oratore persiano partì da Venezia colle galere di Beiruth, assai soddisfatto e regalato, portando seco oltre alla predetta lettera ducale, braccia venti di panno d'oro da offerirsi in nome della veneta signorìa a Uzunhasan.
Essere il Persiano propenso molto nell'incontrare le soddisfazioni della Serenissima Repubblica, e va meditando il modo di far conoscere il suo desiderio e di impiegare le sue armi a pro di questa, facendo gran capitale della medesima, per il beneficio che ponno ricevere con tale unione gli interessi di quella corona, come pure la Serenit
Giunse in fatti, alla fine di agosto, in Venezia l'oratore agì Mohammed, per chiedere alla repubblica soccorso di artiglierie, delle quali mancava il campo persiano. Questo oratore recava alla signorìa un preziosissimo dono, che tuttora si conserva fra gli stupendi cimeli del tesoro di S. Marco.
Mentre duravano queste pratiche di accomodamento, arrivò dalla Persia in Venezia nel febbraio 1471 Lazaro Quirini, insieme ad un oratore persiano chiamato Mirath , il quale era latore di una lettera del suo re , che annunciava le vittorie da esso riportate sopra varii principi suoi confinanti, e la sua intenzione di muovere contro la Turchia col concorso della veneta armata.
Il veneto oratore seguì l'esercito persiano, e lo passò in rassegna prima che entrasse in campagna. Narra lo Zeno nella sua lettera del 9 ottobre 1472 che quello era composto di 100 mila cavalli, armati in parte alla maniera che usavasi in Italia, e in parte coperti da fortissimi cuoi atti a resistere ai grandi colpi. Gli uomini erano vestiti parte con corazzine dorate e maglie, e parte in seta.
Scriveva quindi lo Zeno il 30 di maggio 1472 al capitano generale Pietro Mocenigo, essere egli arrivato in Tauris al 30 aprile, aver trovata la più liberale accoglienza dal re e dalla regina, e la migliore disposizione di muovere nella Caramania e verso le coste contro gli Ottomani. E pregava il capitano generale di accordare passaggio ad un nuovo legato persiano, che Uzunhasan spediva a Venezia.
Così fu licenziato l'oratore persiano col dono di 300 zecchini, perocchè non parve al Consiglio dei X di rompere la pace testè firmata colla Turchia, mentre le agitazioni della Persia e la instabilit
Nell'anno seguente arrivò a Venezia un altro messo persiano chiamato Kasam-Hasan, con lettere di Uzunhasan, le quali attestavano la sua pronta disposizione a far la guerra ed eccitavano la repubblica, e per di lei mezzo i principi cristiani, a muovere di comune accordo le armi.
Stefano dove abitava l'oratore di Francia. Pochi giorni dopo si presentava in collegio il solo ambasciatore persiano, colla formale domanda d'Ismaìl: che gli fossero mandati dall'Italia per la via di Sorìa maestri che gettassero artiglierie; e che la veneta armata tenesse occupato Baiezid nella guerra di mare presso alle coste della Grecia, mentre egli lo avrebbe chiamato a battaglia nell'Asia minore.
In questo senso scriveasi pure il 27 settembre allo Zeno, che ai 5 del successivo gennaio 1473 si rendeva avvertito del licenziamento di un nuovo oratore turco, venuto per ricercare la pace, mentre il senato non voleva conchiuderla se non d'accordo col re persiano, incaricandolo di annunziare ad Uzunhasan il prossimo arrivo delle chieste artiglierie, condotte da uno speciale ambasciatore.
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