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Aggiornato: 8 giugno 2025
Il dottore, con la guardia e col marchesino, scese nel portone e dichiarò, sul suo onore, essersi dileguato qualunque sospetto di morbo epidemico. Poi, si ritirarono tutti, mentre il conte Ottavio Reginaldi, stringendo la mano al marchesino Jung, gli diceva, strizzando gli occhi: Perdoni il disturbo, signor Martini!
Signor conte, disse il vecchio Guerri, poichè Gino ebbe bevuto, rammenti che questa casa è sempre sua, come fu per questi tre mesi. Perdoni! soggiunse; avrei dovuto dire tre giorni. Grazie! rispose Gino. Lo so. Dolce casa delle Vaie, dove ho trovata la pace.... la cara pace che gli uomini intendono così tardi, nella vita, e che io, felice su tutti, ho gustata così prima del tempo!
Varedo, che sulle prime non aveva riconosciuto il suo antico assistente, gli tese la mano: Grazie, Bardelli... E perdoni se non le ho mandato una riga di condoglianza quando mi è giunta la notizia... Oh professore biascicò Bardelli. Ma le lacrime gli fecero un nodo alla gola e non potè dir altro. La signora Valeria precedette suo genero nella camera mortuaria.
Ma che s'ha da inferirne?... Perdoni, buona amica. I primi sospetti mi posero facilmente in cammino. Ho interrogato, confrontato, pesato.... e alla fine, devo proprio dirlo?... Temo troppo che in questa trista avventura non entri una persona.... Una persona?... Contessa! Desidero essermi ingannata.
Giudichi se, in quella incertezza di cose e posta la mia natura, mi fosse facile di parlare. Se mi trova in colpa mi perdoni e mi tenga conto, a ogni modo, delle confidenze che Le feci più tardi l
Come la comitiva fu al piano, ed ebbe passato il ponte, l'uffiziale fece segno di voler tirare innanzi verso la casa di Giuliano. Ma questi gli disse: «amico, ho pensato.... ho deciso: accompagnatemi ancora un tratto con queste donne, e lei don Marco, mi perdoni, ma ho bisogno di lei sin lassù, alla cappella di San Giovanni.
Egli non aveva fino a quel punto messo il suo cuore fuor che in quelli amori di sedici anni, così candidi, così vaporosi, per una donna di cui non s'è mai udita la voce; che si vede soltanto per le vie a diporto, e nemmeno tutti i giorni; della quale si vorrebbe essere casigliani, entrare in dimestichezza coi parenti, e financo, Dio ci perdoni, col ciabattino che le adorna il portone di casa; e alla quale nondimeno non si sente la fiera bramosia di stringere la persona tra le braccia, per ricevere la scossa elettrica di quel condensatore vivente.
Mi permetto di suggerir loro una cosa: d'aggiungere che anche la Marchesa Matilde di Toscana ha implorato con loro dal Pontefice la grazia, che sia ricevuto. Donna Matilde. Ecco! Vedete se m'ha riconosciuta? Landolfo. No. Mi perdoni. È che teme tanto l'avversione di quella Marchesa che ospitò il Papa nel suo Castello.
Dunque de l'aste, e dei guerrieri acciari La cura abbandoniam: nostri campioni, Nel tempo andato in guerreggiar ben chiari, Oggi saranno a noi difender buoni: Noi supplicando a' sacrosanti Altari Preghiamo il Ciel, ch'a Rodi oggi perdoni E sul nostro fallir piet
Basta! Basta! accennò il presidente Voglio sapere... Vostra Signoria mi perdoni! interruppe in tuono cortese, ma serio, l'avvocato Arzellini, alzandosi.
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