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Aggiornato: 24 maggio 2025
Avevamo allo sfondo un'alta montagna, quella che ci fu guida nella traversata, avanti a questa una catena di colline che venivano man mano abbassandosi fino a dileguarsi in un piano inclinato che si protende al mare: qui dovevamo fare le nostre prove di caccia, e nel breve tempo che ancora restava al tramonto riportammo qualche lepre che ci fornì un eccellente pranzo: le molli arene ci offrirono un soffice giaciglio per la notte. Il giorno dopo eravamo alzati ben prima del sole e percorremmo tutto il piano e le prime alture: il suolo è tutta arena, sparso di detriti di quarzo e di tufi: poca erba vi alligna, molti cactus, acacie a foglia verde o grigiastra, qualche euforbia, parecchi cespugli tutti spinosi: in complesso la vegetazione è piuttosto meschina per la grande siccit
Percorremmo via Toledo, Largo di Palazzo Reale, e voltammo a Santa Lucia. Una fitta moltitudine, intesa ad ascoltare un frate che predicava da una bigoncia a ridosso della fontana di marmo bianco edificata al tempo degli Spagnuoli, ingombrava l'ampia via verso la met
Non mi par tanto straordinario, signorina, che quell'usciuolo abbia potuto sfuggire agli sguardi; esso è praticato in una parete sottile che sembra far parte del muro esteriore, per cui quand'anco il signor conte l'avesse osservato, non avrebbe badato ad una porta colla quale nessun passaggio parea dovesse comunicare. Fatto sta che il passaggio era nella grossezza del muro. Ma, per tornare agli uomini ch'io distingueva confusamente nello sfondo della porticina, ei non mi lasciarono a lungo in sospeso; precipitaronsi nella camera e mi circondarono: io aveva presa la spada, ma che poteva fare un uomo contro quattro? Fui ben presto disarmato; mi legarono le braccia, e postomi un bavaglio in bocca, mi trascinarono nell'andito. Prima di partire però lasciarono la mia spada sul tavolino, per soccorrere, dicevano essi, coloro che venissero al par di me, a combattere gli spiriti. Mi fecero traversare parecchi corridoi strettissimi formati nella grossezza del muro, e dopo avere sceso molti gradini, giungemmo ad una vôlta sotto il castello. Aprirono un uscio di pietra, ch'io credeva far parte del muro; percorremmo un lunghissimo passaggio scavato nel masso; un'altra porta ci condusse ad un sotterraneo, e finalmente, dopo qualche intervallo, mi trovai sul lido del mare appiè delle rupi stesse, sulle quali sorge il castello: trovammo una barca che aspettava quei birbanti; mi vi trascinarono, e andammo a bordo d'un piccolo bastimento ancorato a poca distanza. Quando fui l
Il sopraddetto crestone diretto da est a ovest costituisce appunto la separazione fra i due ghiacciai di Lavina, dei quali quello a nord ci appariva più come semplice vedretta che non un vero ghiacciaio, ma a questa categoria dovemmo ascriverlo quando lo percorremmo. Ha una lunghezza orizzontale di 650 metri ed una larghezza massima di poco meno di 500 metri; la sua linea mediana di massima pendenza ha un andamento di poco oscillante intorno alla direzione sud-est nord-ovest, con un dislivello massimo di 240 metri. Ha una bella morena frontale arcuata, recentissima, distante una ventina di metri dall'estremo limite inferiore del suo ghiaccio, e possiede pure belle morene laterali, specialmente la sinistra che è assai poderosa e molto regolare. La sua estremit
Obbedii... Scendemmo in giardino... percorremmo un lungo viale... ci internammo in una specie di labirinto... alla fine, ci trovammo assisi sovra un banco di pietre circondato di mirti. Sul nostro capo un padiglione di fiori sotto il piede un tappeto di muschio e di limo selvaggio...
La domenica 29 siamo svegliati dal grido di el matera, el matera, cavaga, la pioggia, signori, che i nostri servi ci fanno intendere, sapendo quanto ci stesse a cuore questa brutta compagna, perchè nojosa nel viaggio e più che per questo, perchè gonfiando il Taccazè potrebbe tagliarci la via al ritorno. Una fitta pioggia aveva infatti durato tutta la notte e ancora continuava, ma bisogna prendersela con disinvoltura, sellare le mule e come splendesse il più limpido sole, mettersi in cammino. Ci avviciniamo alla gran catena del Semien, e diamo scalata ad un'altura ertissima dove il terreno bagnato rende il salirvi doppiamente faticoso e per noi e per le mule. Il cammino continua poi molto accidentato in continue discese e salite; per lungo tratto corre anzi su di una via dove la mano dell'uomo rese possibile il percorrere il versante di un enorme vallone, da dove durante qualche lucido intervallo in cui il vento ci libera per pochi istanti dalle moleste compagne, la pioggia e le nebbie, si intravedono valli scoscese e pareti rocciose di monti a profili orizzontali, interrotti da guglie. Siamo in una regione veramente alpestre, dove un vero sistema costituito, per così dire, di catene montuose surroga quel caos di natura sconvolta che percorremmo nell'andata, più al basso parallelamente a questa altezza. Frequenti corsi d'acqua gonfi in questa stagione abbiamo a guadare, e dopo una giornata veramente campale ci fermiamo verso il tramonto chiedendo ospitalit
Un'ora prima del tramonto, continuò Nullo, circuiti e stretti da ogni canto, rompemmo violentemente il circolo degli assalitori davanti all'osteria, percorremmo la consolare, sotto un fuoco di fila a dieci passi durante cinque miglia, sino al di qua di Castelpetroso, pestando e ferendo quanti s'ardivano sbarrarci la via.
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