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Aggiornato: 1 giugno 2025
Dice, oltre a ciò, questa selva essere «selvaggia», sí come del tutto strana da ogni abitazione umana: percioché nella prigion del diavolo, nella quale noi medesimi peccando ci mettiamo, non è alcuna umanitá, né pietá, né clemenzia, anzi è piena di crudelitá, di bestialitá e di iniquitá.
Queste quattro cose pienamente ha in sé la Comedia del nostra poeta; ma, percioché acconciamente l'ordine posto di quelle non si può seguire, come verranno piú in concio or l'una ora l'altra le verrò adattando, e comincerommi da l'ultima.
Né qui si dee alcuno maravigliare come io mi sia posto in questa fatica, nella quale per i tempi passati tanti altri, piú di me svegliati e di tal maneggio studiosi e prattici, non hanno avuto ardire d'implicarsi, percioché, forse da questi essendo stato conosciuto con quanta difficultá si possano le giá permesse usanze dal mondo levare ed in vece loro nuovi riti ed ordini introdurre, non hanno voluto in questa impresa ingerirsi.
E questo, percioché in quel proprio dí fu, cioè di venticinque di marzo, nel quale, sí come apparirá appresso, il nostro autore dice sé essere risentito dal sonno mortale. E cosí vuole adunque l'autore darne a vedere che, di ciò ricordandosi, prendesse buona speranza della misericordia di Colui, senza la quale non si puote avere d'alcun vizio vittoria.
E, quantunque a quegli, che in questa forma trapassano in inferno, sia licito, volendo, il poterne uscire, non posson però uscirne per tornarsi addietro per la via donde entrarono, percioché per lo peccato non si può di peccato uscire, come quegli farebbono che per quella via n'uscissono, per la quale v'entrarono; ma conviensene uscire per la via opposita al peccato, la quale nulla altra cosa è che la penitenza.
Né si può dire che nascesse tra feltro e feltro, cioè di vile nazione: egli fu figliuolo del Re del cielo e della terra, e della Vergine, che era di reale progenie. E se dire volessono: ella era povera; la povertá non è vizio, e perciò non ha a imporre viltá nel suggetto; percioché noi leggiamo di molti essere stati delle sustanze temporali poverissimi, e ricchissimi di virtú e di santitá.
Per la qual cosa dice Virgilio: «Per che mi fece del venir piú presto: E venni a te», nella piaggia diserta, dove tu rovinavi lá dove il sol tace, «cosí come ella vòlse»; quasi voglia dire che altrimenti non sarei venuto. «Dinanzi a quella fiera», cioè a quella lupa ferocissima, «ti levai, Che del bel monte», sovra 'l qual tu vedesti i raggi del sole, «il corto andar ti tolse»; percioché, se davanti parata non ti si fosse, in brieve spazio saresti potuto sopra il monte essere andato; dove per lo suo impedimento, a volervi sú pervenire, ti convien fare molto piú lungo cammino.
Della qual cosa tanta ammirazione le giunse, che ruppe il sonno; né guari di tempo passò che il termine debito al suo parto venne, e partorí uno figliuolo, il quale di comune consentimento col padre di lui per nome chiamaron Dante: e meritamente, percioché ottimamente, sí come si vedrá procedendo, seguí al nome l'effetto.
E tutte queste cose, insino al salire alla gloria, ne può la nostra ragion dimostrare; percioché tutti sono atti civili e morali e reduttibili agli spirituali.
Al qual tutto è ottimamente conforme il libro presente: percioché egli incomincia da' dolori e dalle turbazioni infernali, e finisce nel riposo e nella pace e nella gloria, la quale hanno i beati in vita eterna. E questo dee poter bastare a fare che cosí fatto nome si possa di ragion convenire a questo libro. Rade volte avviene che l'uomo contro alla sua professione favelli.
Parola Del Giorno
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