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Aggiornato: 1 giugno 2025
E benché io abbia descritto per conto dell'oro solamente tre finezze, cioè di denari 24, 22 e 16, ciò non ho giá fatto per concludere che non se ne possano ancora fare d'altre finezze, come sarebbe da denari 16 sino a 22, cioè di 18 e di 20, proporzionalmente però, ed anco di denari 23; ma non giá, come per l'adietro si è fatto, cioè di denari 22-1/4, 22-1/2, 22-3/4 o simili, negli scudi d'alcune cittadi, e similmente nelli ducati che si sono fatti di denari 23-1/4, 23-1/2 e 23-3/4 o simili; percioché sono rotti inconvenienti e non necessari e che causerebbono disordini grandi nel conteggiare, avendo riguardo al puro di essi.
Il secondo, la diversitá e varietá delle leghe o finezze, usata da un paese all'altro; percioché essi oro ed argento veniranno giustamente con le debite proporzioni compartiti nel fare le monete, cioè sopra la suddetta regola che una parte d'oro puro a peso vaglia per dodici di fino argento, e sotto i valori giá detti, da esser osservati per sempre giusti e fermi; e perciò non interveniranno mai rotti alcuni in dette leghe, per essere fondamento reale e numeri proporzionatissimi, come nelle tariffe si vede.
E, percioché essa non cura di distinguere il vero dal falso, è contenta di rapportare ciò che ella ode.
Della quale percioché assai avem parlato, estimo sia onesto di tornare al proposito.
E la ragione è che Giove si chiama in latino Iupiter, il qual noi intendiamo «iuvans pater»: il qual nome, se ben vorremo riguardare, ad alcun altro che a Dio Padre dirittamente non s'appartiene, percioché esso solo dirittamente si può dir padre; percioché, essendo senza avere avuto padre, è delle cose eterne, ed eziando dell'altre, unico e vero creatore e padre; e, oltre a ciò, ad ogni onesta operazione è veramente aiutatore, né si può senza il suo aiuto alcuna cosa perfettamente ad effetto recare: e cosí, quante volte in alcuno onesto atto Giove si nomina, possiamo e dobbiamo di Dio onnipotente intendere.
A questo stimolo un altro forse non minore se n'aggiunse; percioché, poi che, allenate le lagrime della morte di Beatrice, diede agli amici suoi alcuna speranza della sua vita, incontanente loro entrò nell'animo che, dandogli per moglie una giovane, colei del tutto se ne potesse cacciare, che, benché partita del mondo fosse, gli avea nel petto la sua imagine lasciata perpetua donna: e, lui a ciò inclinato, senza alcuno indugio misero ad effetto il lor pensiero.
Né osta il dire: egli v'abitano gli uomini peccatori; percioché questo non è vero; ché, come l'uomo ha commesso il peccato, egli diventa quella bestia, li cui costumi son simili a quel peccato.
dobbiamo, e possiam dire, queste muse, cioè scienza, in noi giá abituata per lo intelletto e per la memoria, potersi dire figliuole di Giove, cioè di Dio Padre e della Memoria. E dico Giove doversi intendere qui Iddio Padre, percioché alcuno altro nome non so piú conveniente a Dio Padre che questo.
Alla qual cosa fare Niso si profferse, e ingegnavasi di farlo occultamente da Eurialo; percioché conosceva il pericolo esser grande, ed Eurialo ancora un garzone, ed egli nol voleva mettere a quel pericolo. Ma non seppe sí fare che Eurialo nol sentisse; per la qual cosa convenne che Eurialo andasse con lui.
Le «laude», come l'onore si fa in presenza a colui che meritato l'ha, cosí si dicono lui essendo assente; percioché, se lui presente si dicessero, non laude ma lusinghe parrebbono.
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