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Aggiornato: 1 luglio 2025


E chiamasi da «Dios» graece, il quale in latino viene a dire «Iddio»; percioché, come Iddio sempre in ogni cosa buona ne giova e aiuta, cosí nelle nostre operazioni ne aiuta il con la sua luce.

Ed è in questa parte da intendere in questa forma: che Virgilio, dove bisogno será, nella presente opera s'intenda per la ragione a noi conceduta da Dio, e per la quale noi siamo chiamati «animali razionali»; percioché la ragione è quella parte dell'uomo, nella quale si dee credere questa seconda grazia ricevere e abitare, conciosiacosaché essa ne sia da Dio data non solamente a cooperare con l'altre nostre potenze animali e intellettive, ma a dirizzare e a guidare ogni nostra operazione in bene.

E cosí la prima nomina Clio, e per questa vuole s'intenda il primo pensiero d'apparare; percioché «Clios» in greco viene a dire «fama» in latino; e nullo è che cerchi scienza se non quella nella quale crede potere prolungare la dignitá della fama sua: e per questa cagione è chiamata la prima Clio, cioè «pensiero di cercare scienza». La seconda è in greco chiamata Euterpe, la quale in latino vuol dire «bene dilettante», accioché primieramente sia il cercare scienza, e appresso sia il dilettarsi in quello che tu cerchi.

E nel vero assai è vecchio, percioché, secondo si comprende in libro Temporum d'Eusebio, egli è, dalla creazione del mondo infino a questo anno, perseverato 6572 anni o in quel torno.

E, dette queste parole, manifesta il nome suo, dicendo: «Io son Beatrice che ti faccio andare». E, detto il suo nome, gli dice onde ella viene, per mandarlo in questo servigio, accioché Virgilio conosca molto calernele; percioché senza gran cagione non è il partirsi alcuno de' luoghi graziosi e dilettevoli, e andare in quelli ne' quali non è altra cosa che dolore e miseria.

E perciò in questa parte è da prendere la parola dell'autore, quanto alla persona sua, per lo mezzo puntale; percioché, come di sopra mostrammo, egli era di etá di trentacinque anni, ch'è il mezzo puntale della vita nostra, quando, tócco dalla grazia di Dio, si ravvide dove l'aveva la ignoranza menato.

Alcuni dicevano che, per conto delle monete, egli era cosa impossibile che fosse osservato quello che dal nostro autore era stato proposto, e che tutto ciò era stato un suo capriccio, e che egli si era affaticato indarno; percioché ogni principe nel suo Stato ha libera potestá ed autoritá di fare a suo modo, ed in particolare sopra le cose de' danari.

E quello che di queste si dice, il medesimo riuscirá nelle monete cosí d'oro come d'argento, che sinora sono state fatte, percioché dall'universal tassa che sará fatta dalli contisti del giusto valore di quelle, secondo la giusta quantitá del puro e del fino che in esse si troverá essere, si conoscerá quello istesso, come se fossero state nuovamente coniate secondo questi ordini.

Le quali dice il predetto Isidoro, nel libro preallegato, esser nominate «a quaerendo», cioè da «cercare»; percioché per esse, come gli antichi vogliono, si cerca la ragione de' versi e la modulazione della voce; e per questo, per derivazione, viene dal nome loro questo nome di «musica», la quale è scienza di sapere moderare le voci.

«Donna è nel cielo». Vuole qui mostrare Beatrice non di suo proprio movimento mandare Virgilio al soccorso dell'autore, ma con divina disposizione, percioché in cielo alcuna cosa non si fa che dall'ordine della divina mente non muova; e perciò vuol mostrare che «Donna è lassú nel Ciel, che si compiange», cioè si rammarica.

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