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Aggiornato: 1 giugno 2025


E, percioché questa materia, cioè che cosa sia l'ombra ovvero anima, e come l'ombra prenda quel corpo, il quale agli occhi nostri appare che ella abbia, quando talvolta n'appaiono, si tratterá, come in luogo ciò richiedente, nel venticinquesimo canto del Purgatorio, non curo qui di farne piú luogo sermone.

a guardarcene mai c'induce l'etá piena d'anni; percioché, quantunque gli altri vizi invecchino con gli uomini, solo l'avarizia inringiovenisce. E di ciò furono verissimi testimoni Tantalo, Mida e Crasso, li quali, morendo, prima lei abbandonarono che essa da loro, vivendo, fosse abbandonata.

E dice «disfatta», percioché la morte non è altro che la separazione dell'anima dal corpo, la quale per la morte separandosi, resta questa composizione dell'anima e del corpo, le quali insieme fanno l'uomo, essere disfatta; percioché, dopo cotale dipartimento, colui, che prima era uomo, non è poi piú uomo.

Figliuola della Terra è detta, percioché dell'opere sole, che sopra la terra si fanno, si genera la fama.

De' dannati non si può dir cosí, percioché di questa vita vanno in morte perpetua: e perciò pare che il tempo abbia a determinare con certo numero d'anni o di lo spazio della presente vita, la quale per rispetto della morte perpetua fu a' dannati morte, in quanto finirono questa vita, la quale, quantunque piena d'afflizioni e di fatiche sia, è nondimeno beata stata a' dannati, per rispetto di quella alla quale in morte perpetua son trapassati.

Ed in questo pare loro, per quel che comprender si possa, sentire alcun diletto, il quale, percioché da viziosa cagione è preso, senza colpa esser non puote.

Appare adunque per questo che l'orazione dell'autore addomandasse misericordia, per la qual sola noi possiamo, avendo peccato, nella grazia di Dio ritornare; percioché egli è tanta la indegnitá e la iniquitá del peccatore in adoperare contro a' comandamenti di Dio, che, se la sua misericordia non fosse, alcun nostro merito mai ci potrebbe nel suo amore ritornare.

Chiamano, oltre a tutto questo, i commedi le parti intra distinte delle lor commedie «scene»; percioché, recitando li commedi quelle nel luogo detto «scena», nel mezzo del teatro, quante volte introducevano varie persone a ragionare, tante della scena uscivano i mimi trasformati da quelli che prima avevano parlato e fatto alcun atto, e in forma di quegli che parlar doveano, venivano davanti al popolo riguardante e ascoltante il commedo che recitava: dove il nostro autore chiama «canti» le parti della sua Commedia.

« ch'a bene sperar». Questa lettera si vuole cosí ordinare: «L'ora del tempo e la dolce stagione m'era cagione a sperar bene di quella fiera alla gaetta pelle»; o vero, se la lettera dice «di quella fiera la gaetta pelle», si vuole ordinare cosí: «m'era cagione a sperar bene la gaetta pelle di quella fiera». Ciascuna di queste due lettere si può sostenere, percioché sentenzia quasi non se ne muta.

Percioché egli, pensando aver goduto Amasia, con quella falsa opinion di dolcezza non capía nella pelle; io, se ben pensavo il mio piacere era stato infinito, tanto mi era caro quanto discaro: m'era caro perché godeva tutto quel bene che arei potuto godere qui in terra, m'era discaro perché mi mancava il meglio, ch'era l'animo, non essendo altro che un furto il mio e una rapina dell'altrui dolcezze, che non poco mi toglieva dell'intiero diletto.

Parola Del Giorno

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