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Aggiornato: 1 giugno 2025


E di tanti e fatti studi non ingiustamente meritò altissimi titoli: percioché alcuni il chiamarono sempre «poeta», altri «filosofo» e molti «teologo», mentre visse.

«E vederai color che son contenti Nel fuoco», della penitenza; e dice «contenti», percioché quella penitenza, che non si facesse con contentamento d'animo di colui che la facesse, non varrebbe alcuna cosa a salute; «perché speran di venire, Quando che sia», finito il tempo della penitenzia, «alle beate genti.

Oltre a questo, lo stilo comico è umile e rimesso, accioché alla materia sia conforme; quello che della presente opera dir non si può; percioché, quantunque in volgare scritto sia, nel quale pare che comunichino le femminette, egli è nondimeno ornato e leggiadro e sublime; delle quali cose nulla sente il volgar delle femmine.

Per li monti intende la Scrittura di Dio spesse fiate gli apostoli; e questo, percioché, come i monti son quegli che prima ricevono i raggi del sole materiale surgente, cosí gli apostoli furono i primi che ricevettero i raggi, cioè la dottrina del vero sole, cioè di Gesú Cristo, il quale è veramente sole di giustizia e luce, la quale illumina ciascuno che viene in questo mondo.

E, percioché questo gli parve eccellentissimo dono, per la ragion detta, e perché con molta sua fatica, con lunghe vigilie e con istudio continuo l'acquistò, non parve a lui dovere essere contento che questo nome da' suoi parenti gli fosse imposto casualmente, come molti ciascun se ne pongono; per dimostrar quello essergli per disposizion celeste imposto, a due eccellentissime persone in questo suo libro si fa nominare; delle quali la prima è Beatrice, la quale apparendogli in sul triunfale carro del celestiale esercito in su la suprema altezza del monte di purgatorio, intende essere la sacra teologia, dalla quale si dee credere ogni divino misterio essere inteso, e con gli altri insieme questo, cioè che egli per divina disposizione chiamato sia Dante.

E dice qui Enea esser padre di Roma e dello 'mperio, percioché quegli che di lui nacquero per sedici re, infino a Numitore, che fu l'ultimo della schiatta d'Enea, regnarono in Alba per ispazio di quattrocento ventiquattro anni.

Il che, solo che fosse chi 'l presumesse, sanza troppa difficultá avvenia; percioché a' rozzi popoli parevano, cosí vedendogli, non uomini ma iddii.

E, percioché essi corpi superiori sono in continuo moto e in diversi modi si congiungono e si separano l'uno dall'altro, par di necessitá che gli effetti da lor prodotti in diversi tempi e in materie diverse, debbano esser diversi e a diverse cose disposti; e quinci par che séguiti la diversitá degli aspetti degli uomini, de' quali non pare che alcuno alcun altro somigli; e similmente degli ofici, li quali veggiam manifestamente essere, eziandio naturalmente, diversi negli uomini.

Non poterono gli amorosi disiri, le dolenti lagrime, la sollecitudine casalinga, la lusinghevole gloria de' publici ofici, il miserabile esilio, la intollerabile povertá giammai con le lor forze rimuovere il nostro Dante dal principale intento, cioè da' sacri studi; percioché, come si vederá dove appresso partitamente dell'opere da lui fatte si fará menzione, egli, nel mezzo di qualunque fu piú fiera delle passioni sopradette, si troverá componendo essersi esercitato.

E, percioché, come di sopra è mostrato, lusinghevolmente sottentrano i vizi, e cominciano in etá nella quale pienamente conosciuti non sono, dice l'autore non ricordarsí come questa via diritta abbandonasse. E credibile è. Chi sará colui che pienamente della origine delle sue colpe si possa ricordare?

Parola Del Giorno

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