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Aggiornato: 1 luglio 2025


La marchesa Ginevra si era degnata di ammirare quelle armi, e colle sue dita affusolate ne avea tocchi i congegni. Caricò le sue armi colla tranquilla accuratezza di un padrino di duellanti, le depose quindi sulla scrivania, dinanzi la quale risedette, per vergare una lettera. Ed ecco ciò che gli uscì dalla penna. «<i>Mio ottimo Enrico</i>,

Questo s'era seduto, aveva posato il piatto sulle ginocchia; e spiegatovi sopra il foglio, prese la penna, l'intrinse nel calamaio, e domandò: Che devo scrivere? Manca talento a vostra eccellenza? Io non so.... dettate voi. Ma.... Ve ne prego. Come comanda.... Scriva dunque.... E cominciò: CARO.... FRATELLO,

Ecco la facciata della villa. Un Giusepp'Antonio Castelli la ideava con tutta la tracotanza e il fasto dei Tiepoleschi: un gran parruccone sporco la approvava col cipiglio arcigno e la penna d'oca alzata, come un ritratto dell'Ospedale.

L’angelo della morte esultante di una gioia che non sa nascondere si veste d’ira, e tutto chiuso nelle sue armi sanguigne piomba ratto qual folgore innanzi all’uomo santo e trovandolo coll’ineffabile nome divino sotto la penna trema in tutta la persona. Lo guarda, e il raggio di divina luce che sfavilla sul volto di Mosè lo abbarbaglia, e gli fa torcere il guardo truce. Ei pensa tra : «È un angelo costui, e niuno degli angeli potr

Nome popolare di quella stanza de l’Ospedale Maggiore di Milano, ove si pongono i cadaveri prima dell’autopsia o del funerale. Piccola mano bianca ed affilata, Piccola mano gracile e nervosa Che un la giovanil penna infocata Reggesti senza tema e senza posa,

Egli è perciò che le cose di minor rilievo, i nonnulla, acquistano un pregio grandissimo; le virgole che determinano il più semplice concetto, parlano un'arcana favella all'anima vostra; uno svolazzo di penna, la filettatura di una maiuscola, sembrano dirvi «ti amo» poichè tutta quella gentile fatica è stata fatta per voi, non pensando che a voi.

C'era, come i lettori ben vedono, da aver occhio alla penna. Ma il nostro Ariberti non doveva impensierirsene troppo, perchè, una settimana dopo il suo ritorno in Torino, gi

La signorina Adele Ruzzani non appariva molto contenta di , del mondo. Il mondo, si sa, è tutto ciò che abbiamo d'intorno, e si usa più spesso chiamarlo il piccolo mondo. Ma siccome anche il grande è spesso una povera cosa, lasciamo correre la frase com'è escita dalla penna.

L'altro girò un poco la penna tra le dita e scrisse: Capitano G. B. Tazza, Monza. Il letto gli parve duro e freddo. Certo stava meglio Carlinetto. L'avvocato Chiodini, in collera con stesso prese la strada più corta per andare a casa. Ma sentendo un continuo freddo che gli montava su per la gamba, si fermò e alla luce d'un lampione si accorse di avere una pantofola al posto della scarpa.

Sfogliamo le cronache segrete: Perchè l'Y un anno è ammalato di nervi, un altro di stomaco, un altro di gambe, e va un anno all'Oropa, un altro anno a Santa Caterina, un altro al mare? Perchè? Perchè all'Oropa, a Santa Caterina, al mare è andata la X. Indaghiamo questa X. Veste sempre all'inglese, ha il parasole-alpenstok, predilige la penna d'aquila nel cappellino. Ed è ammalata?... Di cuore!...

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