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Aggiornato: 16 maggio 2025


Introdotto subito nel carcere con quella premura cortese con cui negli Stati Uniti si ricevono i reporters, cominciai col domandare al detenuto la causa della sua condanna nel penitenziario di Sing-Sing.

In tutto il penitenziario non c'è una latrina. Ciascuno fa i suoi bisogni come in un bosco. Peggio che in un bosco. Perchè qui non potete alzarvi e andarvene via. Qui vi si lascia il mastellone che riceve il materiale di tutta la camerata tutto il giorno e tutta la notte. Non lo vuotano che alla mattina e nel pomeriggio. Noi, per fortuna, non siamo che in sette.

Tutta la nostra consolazione è un secchio d'acqua nell'angolo, stato riempito magari il giorno prima. Quando sono nel penitenziario ho diritto, coi miei denari, a una spesa di cose mangerecce di venticinque centesimi. Perchè il viaggio mi fa perdere questo diritto?» E il condannato concluse dicendo che le giornate di traduzione sono, per il ventre del recluso, le più desolanti. Lo si dimentica.

La guardia di Finalborgo fa il suo dovere senza esagerazione e senza imbestialire contro la ciurma che ha delinquito. Ma è possibile, dite, di rimanere in un camerone di settanta o ottanta individui per delle settimane, per dei mesi, per degli anni, con una mano nell'altra, col pensiero istupidito, senza mai lasciarsi scappare una parola, un'interrogazione, un grido che viene su dall'anima in un momento di crepacuore? No, non è possibile. Me lo disse tutto il personale del penitenziario di Dublino quando ero l

Ho parlato delle cimici, perchè ne ho trovate dappertutto. Nei camerotti polizieschi, nelle celle del Cellulare di Milano, nelle stanze del carcere giudiziario di Genova e nello stanzone del penitenziario di Finalborgo. Dopo la condanna, il Turati occupava, al Cellulare, una stanza spaziosa e ariosa nell'esagono del secondo raggio.

Non essendo risultato bene dal processo se quella donna era morta di whiskey il cognac nord-americano o di bastonate, Cornetta fu condannato a due anni di reclusione nel penitenziario di Sing-Sing. Stava scontando la pena quando una mattina attaccò lite con un altro prigioniero e lo uccise.

No, perchè il condannato non deve parlare di quello che avviene nella casa di pena! Più di una volta, io e don Davide abbiamo dovuto discendere in direzione a riprenderci la lettera coll'ordine di riscriverla senza qualche frase contraria al regolamento. Per due settimane ero stato malaccio. Mi sentivo debole e non sapevo più digerire la pagnotta e la pasta del penitenziario.

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