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Aggiornato: 12 maggio 2025
Al nuovo cenno si aprirebbe il coro Del paradiso e giù dagli sgabelli Vedrei scendere i santi in veste d'oro Luminose le barbe ed i capelli. In litania d'amor, nel concistoro S'udrian cantar cogli esuli fratelli: IN TERRA PAX, IN TERRA PAX... e a loro Dal cimiter rispondere gli avelli. E rose e perle e di mille colori Le gioie spargerei sul mio cammino, Adornando di lauro ogni stamberga.
Sicut rugitus leonis, ita est terror Regis; qui provocat eum peccat in animam suam: sed sicut divisiones aquarum, ita cor Regis in manu Domini. Pax vobiscum.»¹ ¹ Ecco, siete Re, ed unti del Signore. Il terrore del Re è come il ruggito del lione; chi lo provoca a indignazione pecca contro l'anima sua: ma come i ruscelli di acque, il cuore del Re è in mano di Dio. La pace sia con voi.
Pax in terra hominibus disse il prete. Et donnibus soggiunse Carlinetto con un latino tutto suo. Si rise ancora una volta tutti insieme. L'Erminia a ridere pareva un campanello. E voleva dire se per una donnina così non c'è il suo tornaconto anche a fare uno sproposito. Ma tutti erano curiosi di sapere com'era andata l'avventura del telegramma.
Fuori imperversa la bufera; il vento scuote le gigantesche invetriate multicolori, attraverso le quali giunge scarsa la luce scialba di quella mattina; nel suo cuore imperversavano pure le bufere, ed intanto i fanciulli cantavano il loro Gloria in excelsis Deo! Subentra un coro di uomini forte, solenne. Et in terra pax.... Egli ride ironicamente. Pace! Quale menzogna!
Più in su a sinistra sorge il Palazzo Pretorio con le sue tre porte, una delle quali, quasi per irrisione, serba ancora l’antico motto: Pax huic domui. E pace sia!
Sì, sì, era il mio bambino bello, anche quando su un occhio aveva una gran toppa di carta turchina odorante di aceto; o quando gustava la boccuccia impacciucchiata di vinaccioli e di mocci; o quando colle manine, impudicissimo, si teneva un piedino grasso, come un tomboletto, sgranandone le dita, come coccole di burro.... Era la mia Madonna santa, lei che piangeva da medichessa, lei che smoccolava quel nasino, lei che toglieva il pannicello per vederlo tutto nudo, il suo ometto peccatore!... E sul mio presepio gli angioli del cielo non scendevano coll'ali a porre la bindella spiegazzata col pax hominibus bonæ voluntatis; ma nemmanco i notai della terra erano venuti coi parrucconi ad aprire i volumacci delle ipoteche: ed era piccino, ed era disadorno, ed era soffogato dai ciliegi e dai mandorli; ma un bisnonno l'aveva chiamato Palazzetto del ritiro, un nonno vi aveva messo i mobili del Maggiolino, e il mio babbo aveva piantalo per me quegli alberi che s'erano fatti grossi pel mio bimbo.
Deserto solo vi è dove vi è la noia della vita. Pax.
Dal giorno della nascita del bambino ebreo ad oggi si ripete la bugiarda promessa. In terra pax! Ma quando mai venne pace alla terra? Il coro continua: Hominibus bonae voluntatìs. Queste parole sono una rivelazione. Pace agli uomini di buon volere! Ed il mondo non vuole la pace! A chi si deve ascrivere la mancanza di pace? Non ode altro.
Pur speme né timor da te ti caggia, ma l'una e l'altro insieme fa' che libri; ché chi spera temendo alfin assaggia di me quale dolcezza lá si vibri, ove sfrenato amor ragion non stempre, ma sian le due vertú del senso i cribri. «Prudentia carnis mors est, prudentia autem spiritus vita et pax est». PAUL.
No, urlava il malato vomitando nera schiuma dalla bocca, no, non posso morire; il mio oro, i miei brillanti, le mie cambiali! Pax tibi. Ma il malato, sollevandosi in furioso modo sul letto, aveva afferrato la stola e, postasela in bocca, l'aveva messa in pezzi e tinta di sangue.
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