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Aggiornato: 13 giugno 2025
Non odi?... il frondoso giardino è tutto un cantare di passeri, è tutto un susurro di foglie nel fresco mattino. Mio piccolo fiore selvaggio, perchè rifiutasti di vivere?... È ver, tristi giorni ha novembre; ma poi torna maggio. Velata di candidi veli saresti or fra queste mie braccia; avresti ne gli occhi vaghissimi l’azzurro de i cieli;
Quando vedeva una frotta di ragazzi in strada, chiamava a sè il più grande e gli dava qualche soldone perchè comperasse e distribuisse con giudizio una manata di zuccherini. La frotta scalza pigliava la corsa per la piazza come uno stormo di passeri, gridando: Viva el scior Ambroeus!
Spaventoso! pensavo, colla faccia nelle mani. Come il sole sorgeva il mattino dall'orizzonte, come sul mio tetto i passeri garrivano, come il mandorlo del terrazzo metteva i suoi fiori, così, naturalmente, necessariamente, inevitabilmente, sarebbe egli venuto alla luce! Domani, aveva detto tranquillamente la strega. In qual modo adunque avevo io vissuto fino a ieri?
Era una specie di gabbia quadrata che sorgeva sul tetto in mezzo alle più umili soffitte, e generosamente concedeva i buchi delle sue muraglie all'esterno alla nidificazione dei passeri. La luce, come vi ho gi
Ernesta fantasticava sempre: oh! vivere sotto il tetto che era nido agli stornelli, nella solitudine che affina i sensi, farsi della sfinge l'amica del crepuscolo, dei grilli e delle rane gli amici della notte, dell'usignuolo l'amico di tutte l'ore; ascoltare i passeri biricchini, il cuculo armonista, ricevere la visita delle farfalle e dei mosconi e passare così la vita...!
Era il mattino del 19 Marzo 18.., giorno di S. Giuseppe, nome del defunto padre di Alfredo, ma questi, contro il suo costume, non si era per anco svegliato, nè pel vicino cinguettio dei passeri, nè per quello di due rondini, allor allora giunte sul suo verone.
Bruno passava ore con la fronte e il naso schiacciato contro il vetro d'una finestra a guardar nella via una processione d'ombrelli, o su in alto qualche raro volo di colombi e di passeri.
Mi darò alla pittura, Filippo mio; studierò l'arte del Tintoretto. Così chiacchieravano, allegri come due passeri su di un pergolato d'uva matura, mentre andavano di sala in sala, alla ricerca della bella sconosciuta, che premeva tanto ad Ariberti.
Quell'idea la divertiva immensamente. Si figurava che i passeri delle siepi l'avrebbero presa per una perversa creatura, in piena rivoluzione contro le convenienze. Diceva mille gentili pazzie, col volto acceso dal piacere, ed era veramente carina sotto l'ombra di quel cappello mascolino.
I passeri, gli usignuoli, qualche cincia, volavano da una pianta a l'altra, in gran faccende per la costruzione del nido; da un boschetto veniva il gorgheggio della capinera; ogni tanto un volo di rondini segnava una mobile striscia nera nell'aria d'oro e un garrito prolungato diceva la gioia del ritorno.
Parola Del Giorno
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