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Aggiornato: 3 giugno 2025


Ben mi s'è dato testé tra' piei, che possi egli rompere il collo con quanti ne venne mai di Spagna! Che scusa trovarò ora? GIGLIO. Signora Pasquella! PASQUELLA. La cosa va bene. Io son giá fatta signora. GIGLIO. Vos me haveis burlado y mi tolleste mio rosario e non fazieste lo que me teniades promettido. PASQUELLA. Zi! zi! zi! Sta' queto, sta' queto. GIGLIO. Por que? es ninguno á qui que nos oda?

Mas quiero veer se puedo, con alguna lisonia, pararme tal con esta vieia vellacca alcahueta que me aga alcanzar algo con ella. Buenos dies, madonna Pasquella galana, gentil. Donde venís vos tan temprana? PASQUELLA. Oh! Buon , Giglio. Io vengo dalla messa. E tu dove vai? GIGLIO. Buscando mi ventura, se puedo toppar alguna muger che me haga alguna carizia. PASQUELLA. Oh !

PASQUELLA. Clemenzia, dice Virginio che tu venga adesso adesso a casa nostra perché gli ha dato moglie a Fabrizio suo figliuolo che è tornato oggi; e bisogna che tu vada a casa per metterla in ordine, ché tu sai che non vi sono altre donne. CLEMENZIA. Come moglie? E chi gli ha data? PASQUELLA. Isabella, figliuola di Gherardo mio padrone. FLAMMINIO. Chi?

GHERARDO. Oh! Tu hai fatto ben quel ch'io ti dissi! Ho cosí voglia di romperti l'ossa. PASQUELLA. Perché? GHERARDO. Perché hai lasciato partir Lelia? Non ti diss'io che tu non gli aprisse? PASQUELLA. Quando partí? non è ella in camera? GHERARDO. È il malan che Dio ti dia. PASQUELLA. So che la v'è, io. GHERARDO. So che la non v'è; ché l'ho lasciata in casa di Clemenzia sua balia.

Vo' pur veder dove la mi vuol menare. Andiamo. PASQUELLA. Oh! Mi par sentir gente in casa. Fermati un poco qui intorno, ché vederò se Isabella è sola. Accennaroti che tu entri, se non vi sará alcuno. FABRIZIO. Voglio stare a vedere che fine ha d'avere questa favola.

Vien, di grazia, presto; se non, mi rimanderebbe un'altra volta a cercarte crederebbe ch'io t'avesse fatto l'ambasciata. LELIA. Orsú! Va', Pasquella, ch'io verrò. Burlavo teco. PASQUELLA. Quando, gioia mia? LELIA. Presto. PASQUELLA. Quanto presto? LELIA. Tosto. Va'. PASQUELLA. T'aspettarò all'uscio di casa, veh! LELIA. , . PASQUELLA. Uh! Sai? Se tu non vieni, m'adirarò.

FABRIZIO. Dieci, non tanto una: ho forse paura di voi? VIRGINIO. Gherardo, ora che voi l'avete qui drento, ordiniamo di serrarla in camara con tua figliuola fino a tanto che si rimanda pei suoi panni. GHERARDO. Ciò che tu vuoi, Virginio. Pasquella, porta la chiave della camera da basso e chiama Isabella che venga giú. PEDANTE e STRAGUALCIA.

FLAMMINIO. Io non posso. Va' , ch'io te ne prego. LELIA. Io andarò; ma... FLAMMINIO. Torna con la risposta, subito. Io andarò fino in duomo. LELIA. Com'io veggo el tempo, non mancarò. FLAMMINIO. Fabio, se tu fai questa cosa, buon per te! LELIA. A tempo si parte, ché ecco Pasquella che mi viene a trovare. PASQUELLA fante di Gherardo e LELIA da ragazzo detto FABIO.

Dice la mia padrona che ti prega che tu venga tosto fin a lei, ché suo padre non è in casa e ha bisogno di parlarti d'una cosa ch'importa. LELIA. Digli che, se non si leva dinanzi Flamminio, che perde il tempo: ché la sa ben ch'io mi rovinarei. PASQUELLA. Viene a dirgliel tu. LELIA. Io dico che ho altro da fare. Non odi? PASQUELLA. E che hai da fare? Dacci una corsa; e tornarai subito. LELIA. Oh!

FABRIZIO. Chi è la tu' padrona? PASQUELLA. Tu lo sai ben, tu, chi ella è. In buona , che l'uno e l'altro s'è attaccato bene! FABRIZIO. Io non son però attaccato; ma, s'ella vuole, ci attaccaremo, e presto. PASQUELLA. Perché sète due da pochi. Vorrei esser giovine per potere ancor io tôrmene una corpacciata; e so che, s'io fusse in voi, avrei giá posti i sospetti e i rispetti da canto.

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