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Aggiornato: 29 giugno 2025


Va' e ripichia un'altra volta; e, se non risponde, gitta giú la porta, ch'io voglio entrare per ogni modo. RUFINO. Cosí farò. Tic, tac, toc. TRAPPOLINO. Chi è ? chi è ? chi è ? RUFINO. Malan che Dio ti dia! TRAPPOLINO. Te dia el malanno e la mala pasqua a te. Oh patrone! Perdonateme. CURZIO. Non ti curar, forca! Vieni, vieni a oprire. TRAPPOLINO. Adesso.

Da domani in poi, fin che mia moglie è impedita, ricorrerò a lei. Si figuri! esclamò l'altro, contento come una Pasqua. Sar

Andremo a Villalilla dopo Pasqua. Sar

L'avvicinarsi della pasqua avrebbe dovuto portare qualche obbligo particolare per quel saldo credente. Ma quel saldo credente non era uno stretto osservante: andava in chiesa; e levato di , praticava poco, sicuramente credendo che il credere bastasse.

PARDO. E a te dia Dio il malanno e la mala pasqua. GULONE. Par che siate adirato meco. PARDO. Toglimiti dinanzi, che mi vien voglia farti cader da bocca cotesti tuoi denti. GULONE. Poca offesa t'han fatto sempre i denti miei. PARDO. Me l'ha fatta la tua lingua. GULONE. La mia lingua v'ha sempre lodato. PARDO. Le lodi ch'escono dalla lingua di un par tuo, son vergogne degli uomini da bene.

Credo che non si possa assolvere, nemmeno a Pasqua, quegli che vogliono frequentare di giorno e di notte pubblici balli, perchè espongorsi a pericolo evidente, e infatti l'esperienza ci dice che costoro sono quasi tutti gente corrotta.

E i due cavalieri sporsero simultaneamente la destra e se la strinsero. Il giorno di Pasqua di Resurrezione gi

Santa Matilde, cioè il genetliaco del re; San Giuseppe, grande e buon protettore delle ciambelle bionde e delle fanciulle bionde o brune; l'Annunciata, una festa poetica e misteriosa; Pasqua, l'idea della nuova nascita che combatte la morte, la migliore delle feste, e nella luce rosea, dorata, infiammata, violetta, grigia, azzurro-cupa del tramonto e della sera, Augusto sorrideva allo scampanío giocondo, sorrideva ai lumi che si accendevano senza che se ne vedesse la mano; si sentiva libero e fresco di corpo, respirava a larghe boccate come se da lungo tempo ne avesse perduto l'abitudine, il sangue se lo sentiva scorrere vivo e giovane per le vene: era contento di e del mondo, senza saperne il perchè e noncurante di saperlo.

Vuotare voglio i vostri boccali d'argilla, le vostre pinte che hanno forma d'oca e i vostri barilotti rossicci... Da bere! Ancora da bere! Versate!... mentre mangio su questo piatto a colori le vostre buone pietanze con l'uova verdi e rosse di Pasqua salate dagli spruzzi dell'alto mare.

"Credo che l'intenderei meglio," disse Alice con molta garbatezza, "se me la scriveste, ma non posso seguirvi con la mente quando la dite." "Questo è nulla rimpetto a quel che potrei dire, se ne avessi voglia," soggiunse la Duchessa, contenta come una pasqua. "Non v'incomodate a dirne di più lunghe di quella che avete recitata or ora," disse Alice. "Che incomodo!" rispose la Duchessa.

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