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Aggiornato: 11 luglio 2025
Nel letto di ferro sotto al gran crocefisso tra due reliquari a fili d'argento, sostenuta da un monte di cuscini, giaceva l'ammalata col viso e le mani scarne abbandonate, che parevano di cera. Aveva gli occhi chiusi: li aprì appena entrarono i figliuoli. Madre mia.... madre mia.... gridò don Bastiano correndo verso il letto. Ma si fermò sbigottito.
Sicchè, quando la luce del giorno venne a svegliarmi, mi alzai balordo e rannugolato peggio di un autore che ha passato la notte guardando la punta asciutta di una penna di acciaio. Il tempo mi teneva bordone. Quale spettacolo mi si offerse quando spalancai le imposte! O sole, o beatitudine diffusa il dì prima sull'universa natura! Più nulla! Il cielo, di un grigio plumbeo ed uniforme avea fatto una discesa sulla terra; esso nascondeva le cime dei monti i quali parevano un altipiano fuggente in una linea retta senza soluzione di continuit
Non si riconosceva più: la sua forza, l'amore del lavoro, la calma dello spirito gli parevano irreparabilmente svaniti; persino il pensiero triste, che prima dominava costante nel suo cervello, il pensiero della madre che aveva perduto, ora non tornava più così assiduo e doloroso.
Parevano due stranieri, che per una stravaganza inesplicabile parlassero di un caso intimo; egli si trovava ridicolo con quelle spiegazioni assurde anche per un bambino, mentre il giorno prima con De Nittis raccontando sinceramente l'accaduto, aveva trovato qualche scatto simpaticamente generoso. Ricaddero in silenzio, umiliati tutti e due.
Io uscii dalla cella del frate. I monaci, che attraversavano i lunghi corritoi mi parevano vampiri. Mi chiusi a chiave nella mia cella, nè per quella notte potei prender sonno. Però, da quella veglia inquieta nacque una ispirazione felice, ed io trovai l'espediente per ristorare le mie povere finanze.
La vergogna di Michele era grande; e fu più grande ancora, quando gli risovvenne di tutti i discorsi fatti col Bello nell'osteria degli Amici. Le sue ciarle e le faccende domestiche spiattellate al Garasso, non gli parevano la cosa più bella del mondo. Egli non sapeva perchè, ma in fondo al cuore gli doleva di aver detto tanto, e, come dicono a Genova, gli prudeva la coscienza.
Assai triste, la Teresa e la figliuola abbandonarono la solitaria casa, dove avevano passato tanti anni che lor parevano in quel momento anche troppo felici; dove lasciavano tante piccole memorie, tante speranze ancor vive.
Però, a giudicarne dalla loro vita di Palermo, i legami fra le due fanciulle quantunque maritata, la viscontessa d'Archenval aveva tutta l'aria di una ragazza non parevano molto intimi. La signorina di Charmory era quasi sempre con la contessa, in giro per la citt
Sant'Aubert fu sorpreso nel vederlo. Lo aveva invitato spesso a venire a visitare la sua famiglia, senza avervelo mai potuto decidere; quel giorno venne senza riserva, ed entrò in casa come uno dei più intrinseci amici della famiglia. I bisogni della sventura parevano averne addolcita la ruvidezza e domati i pregiudizi.
Isolato, vasto e massiccio, esso sembrava dominare la contrada. Più la notte diveniva oscura, più le sue alte torri parevano imponenti. L'estensione e l'oscurit
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