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Aggiornato: 18 giugno 2025


EROTICO. Troppo gran cose stringete in breve fascio. Ma io vi resto con tanto maggior obligo, quanto meno conosco di meritarlo. PARDO. Giá stimo che Trinca mio servo e Attilio mio figliuolo v'abbino detto quanto desiderio io abbia di apparentar con voi... EROTICO. Ed il desiderio, che ho di servirvi, è cosí vivo e ardente, che non so che fare che da voi fossi creduto.

Il quale, solitario e prudente, aveva osservato e calcolato, scritto a Pardo, tenute salde le fila della congiura tra Palermo e Sutera, mantenuto vivo il fuoco della rivoluzione, provvedute armi, raccolto polvere e ducati.

Pardo vide, intravvide, avvampò d'ira, impallidì, ed urlando vendetta piombò sul maggiore.

Io stimo che il vostro Trinca sia un gran trincato e buggiardo e volpe vecchia. PARDO. Dite voi che sia bugiardo? PEDOLITRO. Ho errato in dir bugiardo, ma bugiardone. PARDO. Voi accrescete l'ingiuria. PEDOLITRO. Anzi dico bugiardissimo; anzi tengo per certo che vi abbi beffato. PARDO. Non so che mi fa ostinato in saper la veritá di questo fatto.

PARDO. Voi siate il ben tornato, portandomi alcuna buona novella. PEDOLITRO. Costanza vostra moglie vi saluta. PARDO. Che forse dall'altro mondo? PEDOLITRO. Che altro mondo? io non so altro mondo che questo, mai mi son partito di qua. PARDO. A che rinovellarmi la memoria e darmi questo dolore? ché mai mi ricordo della sua morte, ch'io non volessi esser morto mille volte.

Avemo detto una bugia per uno. PARDO. Fa' che tu non accosti piú alla tavola mia. GULONE. Che diavolo stimi, che se non ho la tavola con mesal bianco, ornato di frondi e di fiori, e di salvietti fatti a torrioni, che non sappia mangiare? buon vino e buona carne fa l'effetto. PARDO. Non te n'è mancato in casa mia.

PARDO. Se ben è tenuto per obligo, facendolo per amore e cortesia, l'averò quello obligo io, che devo alla sua cortesia e amorevolezza. E vo' dar Cleria al capitano, e mi liberarò della servitú di aver femine a casa. Ho conchiuso iersera il parentado, e vo' che si sposino al tardi.

Orlando ed Enzo, scorto Pardo, lo seguirono in mezzo ad un turbine di spari e polvere, e sguainate le sciabole e spianate le carabine caricarono il nemico coll'audacia dei magnanimi, onorarono stessi, s'accrebbero lustro.

CONSTANZA. Son una donna che, quando Pardo e Attilio sapessero ch'io son viva e qui venuta, ne arebbono quella allegrezza che ne ho io. ATTILIO. Ditelo, di grazia. CONSTANZA. A voi non appertiene saperlo. ATTILIO. E forse me s'appertiene piú che ad altri, perché io son Attilio suo figliuolo.

PARDO. Farò quanto tu dici: ché, non avendo errato mai con l'aviso de' tuoi avertimenti, voglio assicurarmi in questo ancora. Facciamo che amboduo si sposino per la sera. TRINCA. Come comandate. PARDO. Di' a mio figlio che si ponga in ordine, ch'io aviserò Orgio, zio di Sulpizia, del medesimo.

Parola Del Giorno

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