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Aloise aveva amato fortemente sua madre, e ne venerava la memoria come una cosa sacra; però alla chiamata del nonno era stato in forse di rendergli pan per focaccia, ricusando di andare da lui. La nobilt

e come ’l pan per fame si manduca, così ’l sovran li denti a l’altro pose l

In tempo di fame non c'è pan duro. E tutto andò perfettamente per i nostri quasi-naufraghi della Clelia, giacché, per lupo di mare che uno sia, la terra co' suoi divertimenti, ed i suoi agi è sempre preferibile ad una tempesta marittima. Giulia andava in estasi dinanzi alla semplicit

PANDOLFO. Se lo hai, che ti mangi e spolpi insin alle ossa, sciagurato che sei! ché se il pan che mangi conoscesse da chi è mangiato, piangeria quando è sotto i tuoi denti. Ti ho detto che tu non ti moverai da quel che sei, che si trasformerá il volto solo per ventiquattro ore: poi lascierai quel volto preso e tornerai nel tuo di prima.

e come ’l pan per fame si manduca, così ’l sovran li denti a l’altro pose l

Appena ebbe cinque o sei anni, gli ponevano, ogni mattino, fra mano una verghetta e il solito pan muffo, e il mandavano, quanto è lunga la giornata, fuori per la vasta prateria, o lungo le rive solitarie, in compagnia delle oche o de' porcellini; e guai se tornasse a casa, prima che il sole fosse sparito dietro il campanile del paese.

Il villaggio di Scheveningen è posto sulle dune, che lo difendono dal mare, e lo nascondono in modo che, a guardar dalla spiaggia, non si vede che il campanile a pan di zucchero della chiesa, ritto come un obelisco in mezzo alle sabbie. Il villaggio è diviso in due parti.

Il Chiacchiera ebbe il mandato di parlare per tutti. La mattina vegnente, mastro Jacopo di Casentino, nell'escir di bottega per recarsi al Duomo vecchio, disse ai giovani, che stavano lavorando: Avete sentito? Ci ho allegrezze in famiglia, e voi siete invitati per domenica a mangiare il pan forte. Mastro Jacopo, a dirvela schietta, non ripeteva di buona voglia l'invito.

Non è morbo peste mortale, che questo pan, salúbre a chi se 'l piglia con salda fede, nol risani, quale fu de' leprosi giá la maraviglia. Ma guardesi chiunque indegnamente a un soperbo cibo admove il dente!

Rispose quel: Poiché mi battezzasti, e ch'ebbi per Gesú tante ferite, e tanti turchi col battaglio ho guasti, vinte cittá, rotte schiere infinite; giudicai d'aver fatto quanto basti a meritarmi il pan per mille vite; ma Carlo in pace, grasso e rimbambito, ebbe nel dua chi l'aveva servito.