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Aggiornato: 4 luglio 2025
Il Palavicino intanto e Francesco Sforza, dopo avere accompagnato il duca nelle sue stanze, subito erano stati licenziati. Giacchè ci rimane qualche tempo, disse il marchese nell'uscire collo Sforza, andrei un tratto nella camera dell'ammenda alla torre, chè vorrei vedere dappresso costoro, che senza conoscermi, si volevano la mia vita.
Da lui stesso; fatevi raccontare ogni cosa dal Palavicino stasera, e vedrete anche voi come la mia e la sua congettura non sia in fallo, sebbene di certissimo non ci sia nulla ancora. Sentirete.... In questa si spalancò la porta di prospetto, e il duca in mezzo a due uomini di camera si presentò a coloro che lo aspettavano.
Ma sconfortato dalla vista di quegli squallidi prospetti, il Palavicino affrettò più ancora il passo, e finalmente si trovò a San Martino in Nosigia, innanzi al palazzo del conte Galeazzo Mandello. Entrò, domandò del conte: gli fu risposto che non era in palazzo, ma che se avesse voluto lasciar detto qualche cosa, si rivolgesse al maggiordomo.
Potè sapere che il caporale francese che aveva dato carico a quei quattro soldati d'assassinare il Palavicino, prima della battaglia di Novara, essendo ancora agli stipendi del Lautrec, era stato da costui spedito espressamente a Milano, dove si fermò qualche tempo e dove aveva conosciuto di persona il Palavicino.
E sì dicendo voleva di tutti i conti che il Palavicino si prendesse la caraffa. Intanto la moltitudine, all'udire che quel cavaliere era il marchese Palavicino, tosto cangiò gli urli in evviva.
Battè finalmente l'ora quarta all'orologio di San Gottardo, ora da tutti attesa con una trepidazione ed un'ansia tremenda. Un istante dopo entrarono nella sala il Lautrec e il Palavicino. Al loro comparire fu un insorgere strepitoso di voci, cui successe quasi nel medesimo tempo una perfetta calma.
Allora il Palavicino li accompagnò fin sul pianerottolo dello scalone stringendo la mano a ciascheduno, e ripetendo spesso quasi per abitudine: Domani all'alba alla porta del castello, diede loro la buona notte, e si ritirò intanto che quei dieci giovani, a saltellone, discesero per la gran scala del palazzo.
Quando, entrata nella camera dov'egli passeggiava in tanto disordine, s'accorse del quanto egli era stravolto e contraffatto, tutta spaventata gli domandò che fosse.... Il Palavicino a tutta prima non rispose, poi diede a leggere il foglio alla duchessa. O povera sventurata, disse questa tutta impietosita, letta che l'ebbe; e così, Manfredo?
Così, appena il cavallo del Palavicino, mostrandosi al canto di S. Giuseppe, fece suonare la zampa sul lastrico della piazza di Santa Maria della Scala, e que' mille beoni, al lume de' tanti lampioni che si agitavano per l'aria ebber potuto accorgersi che la cappa del cavaliere era signorile, scoppiò un urlo così ineducato che davvero non parve promettere nulla di buono.
Non v'è cosa più grave di quella per cui sono venuta; per ciò scongiuro voi tutti onde facciate che il governatore mi accolga. Io sono la moglie del marchese Palavicino.... Questo nome fece che il cerchio de' soldati che stava intorno alla carrozza si stringesse istantaneamente, e che tutti gli occhi si fissassero nel volto della Ginevra con un'attenzione e con un interesse intenso.
Parola Del Giorno
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