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Aggiornato: 6 giugno 2025
In ruinosa fuga il piè rivolve L'oste infedel: grida Bostange invano. Ma l'empia Furia che trovar risolve Scampo a salvar l'esercito ottomano, In un momento d'ombra oscura involve L'aria serena, e tutto abbuja il piano. Ne va Folco a incontrar il sommo Duce, E dentro la citt
Tolta dal regno a dispietate genti Cotanto offese, e vincitrici in mano, Onde a' tuoi duri oltraggi, onde a' tormenti Sperar mercè potrai se non invano? Dunque non versar quì pianti e lamenti, Anzi lavane i piedi ad Ottomano Inginocchiata, e fa che posta ei miri La belt
Perchè cotanti guai? mira, Sultana, Che di troppo spavento empi i pensieri; Se da Sangario vien fama non vana Sottrarremo Ottomano a' casi fieri, Che per farti felice alto diletto Sarammi il sangue riversar dal petto.
N. B. Alla st. 13, v. 6. nella stampa si legge il Circasso; è un errore materiale che abbiamo corretto, mettendovi al Circasso. Nella st. 24, v. 6 si legge «e procurate a' suoi crudi martiri.» Quel suoi è mal collocato, oscurando il senso: suoi vuol dire gli uomini di Ottomano.
Prega per Rodi il gran Battista, e scende Angelo in Sciro, onde Amedeo ritrove; E 'l famoso Guerrier, poichè l'intende. Inver l'isola oppressa indi si move. Scorgelo Aletto, ed Ottomano accende. Perchè gli assalti alla citt
Sultana piange sopra Ottomano.» Così l'argomento postovi dal Poeta. Il Cav. d'Urfè trova molto da censurare in questo canto.
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