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Aggiornato: 19 giugno 2025
Nel silenzio il mio orecchio percepì il piccolo rumore d'un orologio che doveva essere nella stanza, posato in qualche luogo. La vita scorreva, il tempo fuggiva. La mia anima era vuota e sola.
Sandro aprì tanto d'occhi, maravigliato; ma non c'era verso, dovette proprio scrivere nome e indirizzo sopra un apposito scartafaccio, mentre sentiva la bella signora spiegare agli altri, i quali comperavano un orologio davvero, come la faccenda del far apporre la firma fosse una prescrizione imposta dalla questura, per il caso che comperassero, senza saperlo, roba rubata.
Mio zio, volendo in qualche modo ricompensare la mia obbedienza, mi regalò una piccola somma per far fronte ai bisogni del verno vicino, colla quale ho potuto pagare i miei debiti, vestirmi, e comperare un orologio migliore di quello che avevo perduto al giuoco nella notte memorabile che Bacco mi precipitò nelle braccia di Morfeo, senza concedermi il tempo di raggiungere il letto.
MENANDREI. Ah! eccola qui: sempre alla stessa ora (guardando l'orologio) come? le undici e sei minuti? il mio orologio va male; devono essere le undici: ella esce sempre all'ora precisa, oh! questa regolarit
Eh! disse con qualche impazienza il capitano: è quasi mezz'ora che sta qui sotto ad aspettare. Gustavo trasse fuori il suo ricco orologio. Cospetto! è tardi. Ho promesso al signor Bancone di andar presto a fare la sua partita. Addio, Lisa; buona sera, pap
Ma se il conte ci riusciva ad offrire le quaglie e le starne, ad offrir se stesso non ci riusciva: trattare con donna Fanny era per lui un'impresa seria: si imagini come offrire la scomposizione e ricomposizione di un orologio alle dita di un carrettiere. Ne parlò ai comuni amici, i quali ne parlarono alla signora Fanny. Rimaritarmi, io?
Non si era ancora arrivati al caffè che il giovine, confrontato il suo orologio con quello del caminetto, disse: Cari miei, bisogna proprio che vada. Me ne duole assai, ma non vorrei che Sua Altezza andasse a Cadenabbia e non ci trovasse.
L'orologio della chiesa di S. Maria a Costantinopoli suonò le dieci. Quei dieci colpi di orologio gli diedero la vertigine. E' saliva allora quel vicolo che dalla porta di Costantinopoli, conduceva alla piazzetta deserta, ove era il collegio di medicina. In un chiassuolo adiacente vi era un orribile affresco che figurava la Passione.
I capricci, sopra le tendine, sono di forma indescrivibile, e fanno terribilmente a pugni con tutto il resto. Un orologio, con base d'alabastro ingiallito, sopra cui si vede una scena arcadica veramente stomachevole, segna le undici e un quarto.
Siete anche voi di quelle che si divertono a masticare la buccia? Fuori un orologio suonò le undici. È tardi, ma ci siamo fatte buona compagnia. Restate, restate, ribattè Tina: non ho sonno. Tu, mamma, se vuoi, va a dormire. Figurati: aspetterò quanto vorrai. Che cosa ci diremo dunque? interrogò con un risolino la signora Veronica, finendo di vuotare il bicchiere.
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