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Aggiornato: 20 giugno 2025
L'opera mia e dei miei amici e del Presidente del Fascio di Milocca fu da veri uomini di ordine, che mostravano fede nella magistratura; e ad onor del vero devo confessare, che in questa occasione essa meritò la fiducia.
GERASTO. Certo ch'io non lo stimava cosí difforme, che non l'arei fatto venire e, se posso con onor mio, lo farò tornare a dietro. GRANCHIO servo, GERASTO, ESSANDRO. GRANCHIO. Questo è il largo che m'è stato mostrato, questo è il tempio, questa deve esser sua casa. GERASTO. Giovane, che vai cercando tu? GRANCHIO. Un che non ho ritrovato ancora.
Ah, giuro pel Dio Saturno che non è lieta cosa servire in casa di consoli. Onor de' padroni, carico alle spalle dei servi! Ecco qua; due volte al giorno lo si spolvera, questo tablino del malanno. E l'essèdra, poi, s'ha da tenerla sempre in assetto, pei ricevimenti magni. Poi c'è da curare il triclinio, poi da badare all'uscio di casa, che è sempre affollato di visite. Come son farfalline, coteste matrone! Su e giù, qua e l
Spinello Spinelli era alloggiato, a grande onor suo, nelle case dei Cancellieri, antica e potente famiglia, ed una tra le due che avevano data la stura alle ire cittadine di Pistoia, dilagate poscia a Firenze, e via via per tutte le citt
Un giorno però si videro spalancarsi tutte le finestre di quel piano e comparvero figure di uomini, di donne, di bambini; tutta la colonia d'una famiglia numerosa. Emma però non vide che un giovanetto, che non doveva aver ancora vent'anni, dacchè il primo onor del mento non poteva esser veduto che molto da vicino o con forti cannocchiali. Del resto una faccia come ve ne son cento.
Per te fu vista una virtù risorta Distender l'ali cinta dell'allor, E d'una gente che pareva morta Sangue stillar l'inaridito cor. Pria che l'amor del tuo popolo e prima Che cessi il verde onor della tua gloria Nel mar sommersa andr
Ah che sul petto d'ogni onor ben degno, E sul crin d'oro e su la regia testa Sfoga l'empio Ottoman forse il disdegno, E da l'iniqua turba or si calpesta! Alma ben nata, s'oggi a te non vegno, Vedi come qua giù nulla m'arresta, Se non se quella, che per te s'aspetta, Contra il nemico rio, giusta vendetta.
EUFRANONE. Lo dico ad effetto, ché forsi, non contentandosi del matrimonio, inventassero qualche modo per disturbarlo, onde venissi a perdere quel poco di onor che mi è rimasto. DON IGNAZIO. O Dio, quanta téma e quanto sospetto!
Colui che con lor viene, e da' più degni ha tanto onor, mai più non conobbi io; ma, se me ne fur dati veri segni, è l'uom che di veder tanto desio, Iacobo Sanazar, ch'alle Camene lasciar fa i monti ed abitar l'arene.
CAPITANO. Va' va', poni la barba prima e poi mi disfida. Che onor mi sarebbe pormi con un par tuo? AMASIO. Perché non vuoi far questione meco? CAPITANO. Per ragion di Stato. AMASIO. Dove fuggi? CAPITANO. Io fuggo? ahi, ciel traverso, io seguo te! Oimè, che ho avuto a rompermi il collo! AMASIO. Codardaccio, ora ti pestarò! CAPITANO. Oh che onore! ferir un caduto è cosa da gentiluomo?
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