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Ma Virgilio mi disse: <<Che pur guate? perche' la vista tua pur si soffolge la` giu` tra l'ombre triste smozzicate? Tu non hai fatto si` a l'altre bolge; pensa, se tu annoverar le credi, che miglia ventidue la valle volge. E gia` la luna e` sotto i nostri piedi: lo tempo e` poco omai che n'e` concesso, e altro e` da veder che tu non vedi>>.

Vedi Guido Bonatti; vedi Asdente, ch’avere inteso al cuoio e a lo spago ora vorrebbe, ma tardi si pente. Vedi le triste che lasciaron l’ago, la spuola e ’l fuso, e fecersi ’ndivine; fecer malie con erbe e con imago. Ma vienne omai, ché gi

PILASTRINO. Prima, non è mai stato al mondo alcuno verso l'amata sua forte acceso quanto son io: perché, se è il lor d'un mese, d'un anno o dieci, io giá son quaranta anni che lo portai del corpo di mia madre; perché nacqui con esso e i nostri antichi tutti, in millanta gradi, sono stati perduti in questo. ARTEMONA. Questo omai si sa.

Indi a' suoi duci egli parlò: prendete Ciò che di forte in Rodi oggi dimora Per mover guerra, e nel gran pian scendete, Che de gli assalti omai vicina è l'ora; Altro dirvi non deggio, usi voi siete A la virtù, che vostri nomi onora; Ed io, come è degno, ho da provarmi Con esso voi nel grande orror de l'armi.

SIRO. , ch'io bastemmio qualche volta me stesso; ché non posso omai durar con questo insopportabile, quasi ho detto, poltron. TIMARO. Che c'è di nuovo? SIRO. Ultimamente non m'ha minacciato di fare e dire, s'io non truovo modo ch'esca di questi affanni? TIMARO. O dágli il modo. SIRO. E come? TIMARO. Che s'appicchi per la gola! SIRO. Or non ho punto voglia di scherzare.

e come il tempo tegna in cotal testo le sue radici e ne li altri le fronde, omai a te puo` esser manifesto. Oh cupidigia che i mortali affonde si` sotto te, che nessuno ha podere di trarre li occhi fuor de le tue onde! Ben fiorisce ne li uomini il volere; ma la pioggia continua converte in bozzacchioni le sosine vere.

Gli si eran gonfiate le gambe, le mani, il volto; omai non usciva più, ed a stento ci riesciva di collocarlo in una poltrona per rifargli il letto. Era una poltrona lunga dove il malato stava disteso; e mentre io accomodavo il letto, Gualfardo apriva le finestre, poi spingeva lentamente la poltrona per far movere il babbo e fargli respirare un po' d'aria.

Omai si scende per fatte scale: Monta dinanzi; ch'io vogli' esser mezzo Sicchè la coda non possa far male.

Ed ella a me: «Da tema e da vergogna voglio che tu omai ti disviluppe, che non parli più com’ om che sogna. Sappi che ’l vaso che ’l serpente ruppe, fu e non è; ma chi n’ha colpa, creda che vendetta di Dio non teme suppe. Non sar

Imperversate? il vostro cor desira Crescer la vita e d'Ottoman gli onori? Fremete in van; vano è lo sdegno e l'ira; Rompe fato di Dio vostri furori; Omai le dure rabbie, omai fornite, Empi, le furie e 'l gran destin sentite.