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Aggiornato: 24 giugno 2025


Notis prese un sentieruzzo appena appena visibile, ed Abd-el-Kerim gli si mise dietro in silenzio e colla fronte aggrottata, come se un grave pensiero lo tormentasse. Quanto il greco procedeva con passo spedito, altrettanto l'arabo camminava lento e come svogliato.

Se quel Fit Debbeud è tanto furbo, corriamo un gran pericolo. Ma ad ogni modo noi fuggiremo, te l'assicuro, e prima che si svegli Notis. È ubbriaco d'oppio e dormir

È ora che tu ti metti in viaggio per Chartum, disse Notis. Dirai a mia sorella Elenka come stanno qui le cose e la incaricherai d'ottenere dal governatore il mio congedo assoluto, poichè bisogna che io sia libero per lottare col mio rivale e vincerlo. Le dirai altresì che si faccia firmare, dallo stesso, una lettera che obblighi Dhafar pasci

Vi ha ferito mortalmente? No, per buona ventura, disse Notis. Ho qui poi in faccia il segno lasciatomi dalla sua frusta e una scalfittura al disotto dell'occhio che mi rammenteranno sempre del traditore Abd-el-Kerim. Ma come siete stato risparmiato adunque? Gettandomi nello stagno e fingendomi morto. Sicchè vi credono... All'inferno, interruppe, Notis ironicamente.

Il barcaiuolo li mise subito al corrente delle cose narrando a loro come avesse veduto e parlato con Elenka a Gez-Hagiba e come si fosse messo agli ordini di Notis. Narrò inoltre come il greco avesse intenzione di abbandonare Quetêna fra due o tre giorni in compagnia di Fathma.

S'udì una bestemmia alzarsi sulla dahabiad egiziana e fu visto un uomo aggrapparsi a una corda e sollevarsi sulla prua. Ira di Dio, è lei! esclamò quell'uomo. Sono io, Notis! gli gridò Fathma con inesprimibile accento d'odio. Guardati che ti ammazzo! Ella puntò verso di lui la carabina. Il greco cercò di scendere, ma s'avvide che non era più in tempo. Uccidetela!

L'arabo alzò Le spalle e cercò di sorridere, ma senza riuscirvi. Se non vi eri tu, ti giuro, Abd-el-Kerim, che avrei stampato sulle sue piccole labbra un gran bacio. Ma la ritroverò e sola. Una fiamma balenò negli occhi di Abd-el-Kerim, ma una fiamma d'ira e di sdegno. La sua fronte s'increspò e le sue mani si posarono sui calci del revolver. Sta in guardia, Notis! diss'egli con accento cupo.

Dinanzi a lui, a un seicento metri di distanza, galoppavano dei guerrieri guidati da uno sceicco. In quest'ultimo Notis aveva riconosciuto Abù-el-Nèmr. Ah! cane! ruggì egli allungando le mani verso le fonde della sella dalle quali uscivano i calci di due pistole.

Vi entrarono e si fecero traghettare alla sponda opposta, sbarcando ai piedi delle foreste, i cui rami giganteschi e fronzuti si curvavano graziosamente sulle acque. Dove sono i cammelli? chiese Notis. A cinquecento passi da qui, rispose Abd-el-Kerim, distrattamente. Hai preso con te il mio schiavo Takir? No, l'ho lasciato al campo onde preparasse la tua tenda. Allora chi li guarda?

Con uno sforzo disperato si sollevò sulle ginocchia e avvicinò il suo volto a quello del beduino. Un urlo lacerò il suo petto. Notis!.... Una commozione terribile lo scosse dalla testa ai piedi. Anelante, convulso, cieco di rabbia, allungò le mani verso il greco, ma le forze gli vennero meno e cadde pesantemente a terra, ripetendo con voce strozzata, indistinta: Notis!... Notis!...

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