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Se indarno sente che le batton l'ali, Se niun può leggere Le cifre arcane che il suo sen racchiude, Le aspirazioni giovani, immortali? Tremando, con la mente ella dischiude La strada al torrido Lontan paese ove il suo sire ha vinto Le barbare tribù feroci e nude,

«Oh ragazzo! interruppe il frate; uomini che con una spada in mano affrontano la morte, tremano in casa d'amici, per una parola, per uno sguardo! O Bianca non è sua fidanzata? E quando non ci si trova niun male noi, voi ve lo trovate

Una povera orfanella che va cercando di guadagnarsi il pane col suo lavoro. Un'orfanella! esclamò Gina, rifacendosi affettuosa. Ancor io sono tale. Da giovine sono rimasta sola. Niun appoggio, niun consiglio, niuna difesa... Povera Gina! Appoggiò il mento al petto e stette assorta. Anna le si pose intorno con mano delicata a rassettarle i panni, a ravviarle i capelli, ad accarezzarne la fronte.

Quindi un errore involontario e frequente: di tener il secolo decimoquarto, il secolo di Dante, Petrarca, Boccaccio e Giotto, quasi piú splendido in tutto, anche in politica, che non il decimoquinto, in che niun nome tale non apparisce a colpir gli animi nostri.

Se noi giustifichiamo l'imperio dei nostri avi sugli iberi, sui galli e sui germani, noi giustifichiam l'imperio de' francesi, degli spagnuoli e de' tedeschi su noi; credo che il voglia niun italiano presente.

Ed in vero, io non saprei come meglio rispondere alla domanda di coloro, a' quali pare gran paradosso il vedere quanta gran massa d'oro ogn'anno dalle miniere di tutti i paesi s'estrae, e come in niun luogo apparisce ch'egli cresca ed abbondi in quella proporzione ch'egli doverebbe, ma sempre la stessa e piú tosto minor quantitá par che se ne trovi.

Misera me!... Crudo Neron, pasciuto di sangue ognor, di sangue ognor digiuno! OTTAV. Vieni, o Seneca, vieni; almen ch'io pianga con te: niun con chi piangere mi resta. SENECA Donna, e fia ver? mentita accusa infame... OTTAV. Tutto aspettava io da Neron, men questo ultimo oltraggio; e sol quest'uno avanza ogni mia sofferenza. SENECA Or, chi mai vide insania in un obbrobriosa, e stolta?

Due vele immobili, incrociate come due ali, sulle acque immobili; una tenue riga di fumo verso Collonge; niun altro segno di vita. Nel silenzio infinito lenti rintocchi lontanamente dicevano che una vita erasi spenta.

CINTIA. Dove volete voi che sia? piú presso che voi non vi pensate: quanto voi sète lontano da me. ERASTO. Che ne sai tu? CINTIA. Niun lo sa meglio di me. ERASTO. Non è peggior sordo che quello che non vuole intendere. Parlami un poco piú chiaro, rispondimi a proposito: chi è quella che m'hai fatta sposare?

TIGEL. A te narrarli niun uomo ardí: ma, da tacersi sono, or che da te repudiata a dritto, piú consorte non t'è?