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Aggiornato: 14 giugno 2025


Correva l’anno 11 di Nerone, quando tra gli Ebrei e i Greci di Cesarea s’impegnò una zuffa, perchè uno di questi ultimi trovandosi possessore di un terreno situato presso la Sinagoga dei primi, un sabbato, per far loro onta, dispose tutti gli apparecchi necessarii, per compiere ivi un sacrificio di uccelli, cosa che gli Ebrei volevano impedire assolutamente.

Era stato scelto a tale scopo un casolare incendiato nella campagna deserta, vicino a un bosco. I contadini rimasti senza tetto si erano rifuggiati altrove. Dietro alcune macchie di alberi i giovani apprendenti stavano in sentinella per dare il segnale convenuto in caso di bisogno, ai capi che si raccoglievano fra le rovine, al lume delle stelle. Ciascuno portava un nome romano, Sallustio, Orazio, Livio, Nerone, e molti di loro non si conoscevano che con questo nome. La parola di passo era: libert

Francesco Cènci sopraggiunge tempestando, con lo stile alla mano: balbuziente per furore, egli grida: Dov'è la mala vipera? Morte di Dio! Chi mi ha ammazzato Nerone?... Chi? Io. Ebbene; anche tu... ma no, prima la vipera. E si china sul figliuolo per iscannarlo.

La notizia della risurrezione di Matteo Cantasirena, del matrimonio, si era sparsa per tutto il teatro. Nerone gli corse incontro, con Egloge, circondato dai romani.

Crudel Neron, qual che tu sii, posso cessar d'amarti, arrossirne: immensa ben m'è vergogna in ver, rival nomarmi di Poppea: ma nol son; mai non ti amava costei: tuo grado, il trono, e quanto intorno ti sta, ciò tutto, e non Nerone ell'ama. NER. Perfida, or ora...

Non rimpiangeva quelle condanne. Rimpiangere un morto; lui; Nerone? Mai! Eppure sarebbe stato meglio, molto meglio, se quei due uomini si fossero piegati. La loro adorazione gli avrebbe recato maggior gaudio che gli umili omaggi di Roma tutta. Piegare capi superbi, ecco la maggior volutt

Qui faceva le sue orgie Nerone, che era nato ad Anzio e vi aveva impiantato una colonia; qui fece il suo trionfale ingresso, tirato da bianchi destrieri, di ritorno dalle sue rappresentazioni teatrali in Grecia. Anche prima, Anzio era stata dimora preferita dei Romani: Attico, Lucullo, Cicerone, Mecenate, Augusto vi ebbero le loro ville.

Nerone, nel suo pensiero delirante, concepì anche il disegno di condurre il Tevere a scaricarsi nel golfo di Napoli. Aureliano che circondò Roma di quelle storiche mura, alle quali, principalmente nei primi secoli del medioevo, essa dovette la sua conservazione e i papi la loro indipendenza, fu l'ultimo imperatore romano che ebbe cura di pulire il letto del fiume e di arginare le rive. Natur.

Bruto e Catone sulla terrazza pigliavano tabacco sorridendo. Sono essi? disse Catone nel vedere i due legati a non molta distanza. , sono essi: possiamo dirci fortunati; scena così bella chi sa se vedremo più mai? Io credo che Nerone e Caligola dall'alto dell'anfiteatro non abbian veduto così strano spettacolo. Allora erano le tigri che si slanciavano sopra i condannati, adesso la plebe.

OTTAV. Gli Dei t'abbian mercé del prezíoso dono, opportuno a me tanto... Ecco... Nerone. A liberarmi... deh!... morte... ti... affretta. NER. Cagion funesta d'ogni affanno mio, dalle mie mani al fin chi ti sottragge? Chi per te grida omai? Dov'è la plebe?

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