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SAMIA. L'han fatto femina e ora lo vogliono far maschio. Oggi è il delle tribulazioni sue e delle fatiche mie. E pur, se lo faranno, anderá bene tutto. E presto il saperrò, perché la mi manda ad intenderlo dal negromante; e all'amante prepara di dare di buon denari, come la intende che abbia rifatta quella novella. FANNIO. Hai tu udito de' denari? LIDIO femina. Ho.

SAMIA. Che la mi manda a uno che fará fare a Lidio ciò che la vuole. FESSENIO. In che modo? SAMIA. Per via di canti. FESSENIO. Di canti? SAMIA. Messer . FESSENIO. E chi sará questo musico? SAMIA. Che vuoi tu fare di musico? Dico che vo a uno che lo fará amare, se crepasse. FESSENIO. Chi è costui? SAMIA. Ruffo negromante, che fa ciò che vuole. FESSENIO. Come cosí?

E bevuto un sorso, mandò attorno la tazza, quella tazza d’oro lavorato con la quale i suoi antenati, da Ugo il negromante, fino a Ruberto il taciturno, avevano avuto costume di far le loro libazioni ospitali.

21 Ma tosto che si pon quel corno a bocca e fa sentire intorno il suono orrendo, a guisa dei colombi, quando scocca lo scoppio, vanno i cavallier fuggendo. Non meno al negromante fuggir tocca, non men fuor de la tana esce temendo pallido e sbigottito, e se ne slunga tanto, che 'l suono orribil non lo giunga.

GIRIFALCO. Ecco, or costui mi vuol brugiar di qualche bolognino con queste parolette: ché son fatti come 'l tizzone. Ma son bene allegro, se mena il negromante. Entrerò in casa: ché mi par di sentire un ventarello non molto sano. Siro servo, non introdotto in altro luogo che in questo, parlando con Timaro, apre e lume a la favola: e questo è costume degli antichi comici. SIRO. TIMARO servi.

L'anno appresso muor Gregorio, e gli succede, per opera dell'imperatore, eppur papa buono finalmente, Gerberto, un francese giá precettore di esso Ottone, e cosí gran letterato rispetto all'etá, che ne fu detto negromante.

La cura piú grave tutte l'altre scaccia. Pur, se piú mi parlasse, piú grato me le mostrerrei. FANNIO. Io cognosco costei. LIDIO femina. Chi è? FANNIO. Samia serva di Fulvia gentildonna romana. LIDIO femina. Oh! oh! oh! Anch'io la cognosco, ora. Pazienzia! Ella ben nominò Fulvia. LIDIO femina, FANNIO servo, RUFFO negromante. RUFFO. Oh! oh! oh! LIDIO femina. Che voce è quella?

Montò il destrier del negromante moro, e fe' montar Astolfo in groppa ad agio; e quindi a Logistilla si condusse d'un'ora prima che Ruggier vi fusse.

Lassami partire di qui perché, vedendomi Fulvia, pensería che io fermo mi ci fussi per vedere il suo negromante; che esser deve quel che esce di casa. RUFFO negromante solo. La cosa procede bene. Io spero ristorare le miserie mie e uscire di questi stracci perché la mi ha dati di buon denari. Non potrei piú bel giuoco avere alle mani.

SAMIA. Ha uno spirito favellario. FESSENIO. Familiare, vuoi dir tu. SAMIA. Non so ben dir queste parole. Basta che ben saprò dirgli che venga a madonna. Fatti con Dio. Vedi, olá! non ne parlare. FESSENIO. Non dubitare. Addio. SAMIA serva, RUFFO negromante. SAMIA. Egli è ancor buon'ora che Ruffo non sará ancor tornato a desinare. Meglio è guardare se in piazza fusse. Ed oh! oh! oh! ventura!