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Aggiornato: 6 giugno 2025


Per le cose suddette è da notare che chi avrá una libra di monete di undeci leghe, se bene esse saranno di vari valori da moneta a moneta, cioè di lire 12, di 6, di 3, di 2 o di una per ciascuna, averá once undeci d'argento fino, imperoché tutte saranno d'una finezza istessa; e chi averá una libra di sesini e di quattrini, quali tutti siano di due leghe, avrá parimente once due di fino argento, e cosí si dirá dell'altre sorti di monete di vari valori, compartite e fatte sotto una medesima finezza: e ciò si saprá, perché su esse vi saranno notate ed impresse le note contenute nel capitolo XXII. E si potrá anco tutto ciò in altro modo sapere; cioè, se si riceveranno monete di varie leghe o finezze, e si conteranno cosí miste e, riducendole in lire, si partiranno col numero 6, si troverá essere l'istesso.

Vi lascio finire; notate che vi lascio finire. E noto che me ne fate invito. Ho presto detto. Invece io vi vedo di qui, madre di un ragazzo e di una ragazza... E perchè non di due maschi?

Ora udite che cosa avvenisse al povero Laurent di Sauvaine. A cagione di un suo alterco con un possente barone, egli era tenuto lontano dalla corte, Messere Alardo, in quella vece, ci viveva da mattina a sera, e per ragione dell'ufficio suo, e per altro ancora, che gli faceva dimenticare ogni altra cosa che al mondo fosse. Notate, nobilissime dame, come parlo anch'io in pretta lingua del Trecento!

, certo, mille lire; e notate, soggiunse il Guercio, volgendosi alla brigata, che le guadagniamo senza risico, a mo' di passatempo, in mezz'ora di mascherata. Sta bene, sta bene; ripigliò l'Architetto. Ma quando la si vede, questa lasagna bianca? Nell'atto di consegnare la cassettina; non sei contento? Ah, meno male, questo si chiama ragionare. E adesso facciamo un pochino di divisione.

Dicevo bene! esclamò Bartolomeo Colombo. Dicevo bene, se la marchesa di Moya veniva proprio a parlare col re. Non è lei, l'antica dama di palazzo della mite e generosa Isabella, che potrebbe commuover le viscere al marito di Germana di Foix. E notate che io avevo gi

Arte francese. Cabanel, Durand, Meissonier. Dumas figlio in libreria. Povero nudo! Effetti di colore. Pei miopi e pei presbiti. Giusto giudizio sugli Italiani. Ai pittori dell'avvenire. E notate, se mai ci fu tempo di vincere, era questo di certo.

All'osteria! Ma notate bene, pura e vera osteria; dacchè degli altri ritrovi di moderna invenzione non sia da farne caso, e non vi s'impari nulla. All'osteria tutto si presenta svariato, cominciando dalle vesti, perchè vesti del popolo. Queste vesti raccontano sempre la storia del tempo passato, di rado del presente, talora del futuro, avvegnadio nulla nascendo nuovo sotto il sole, e tornando ad essere quello che fu, le fogge degli abiti si trovino a godere più delle altre cose di privilegio siffatto. Idee, argomenti, favella, modi, tutto insomma singolare possiedono i poveri: essi non conoscono educazione che li tosi, rispetto che li limi, riguardo che li scorci, convenienza che li curvi, finchè resi tutti di una misura e di un garbo, impiastrati della vernice di bugiarderia, vadano sciolti fra gli uomini, come le mummie di Egitto. Io non conosco per ora cosa più sincera, nel mondo, della povert

Notate, ella discendeva e parve al povero poeta che quella fanciulla che veniva dall'alto, fosse un raggio di luce rosea e scherzosa, smarrito in quell'imbrunire: egli non fiatò, non si mosse: ella passò, ma portandosi l'anima di un uomo.

Avete ragione, Salvani; ed ecco qua tutto il necessario. Accompagnavo la signora, che era mascherata. La signora bisbigliò alcune parole, certamente di grazioso motteggio, come è l'uso, al marchese di Montalto, il quale stava insieme col marchese Pietrasanta, in un angolo della sala dove c'è il camino. Non udii le parole della signora; ma quali si fossero, non dovevano meritare una dura risposta, alla quale essa ribattè prontamente ch'egli non era cortese. Notate, Salvani, che la signora è di buonissima nobilt

"Notate queste cose," disse il Re ai giurati, e questi si misero a scrivere con molta premura le tre date, sopra le lavagne, e poi le sommarono riducendole a lire e centesimi. "Cavatevi il cappello," disse il Re al Cappellaio. "Non è mio," rispose il Cappellaio. "È rubato!" sclamò il Re, rivolto a' giurati, i quali subito presero nota del delitto.

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