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Carlotta di Morny quella sera ricevette l'omaggio di cento cavalieri; ma rimase alteramente placida in mezzo al loro caldo entusiasmo: ebbe per tutti un sorriso, una parola, un saluto ugualmente cortese, ma senza scomporsi dalla sua attitudine di regina annoiata, senza che mai l'eterno femminino scoperto da Goethe avesse in lei un solo lampo di vita. Anche durante la danza, nel giro febbrile, vorticoso, insidiatore del valtzer, ella, strana cosa, si mantenne impassibile. I suoi riccioli biondi ondeggiavano appena quando le coppie incrociandosi le une colle altre mettevano in iscompiglio l'aria tepida, odorosa, che tutto e tutti circondava. Ma dopo un lungo ballo, quando il cavaliere garbato s'inchinava innanzi a lei, asciugandosi con una pezzuola di seta la fronte infiammata, notava, sorpreso e dolente, la tranquillit

Carlotta di Morny pareva una statua di marmo pario, nella quale una strega in collera cogli umani avesse costretta un'anima strappata dal limbo. In quella donna, nelle sue carni, nelle sue fibre, c'era del ghiaccio. Il suo occhio, quantunque bellissimo, sembrava privo di vita. I fascini che emanavano da lei, erano altrettanti agguati involontarî di una bellezza senza cuore.

.... Carlotta di Morny, causa involontaria e insciente di così orrenda tragedia, al racconto che gliene venne fatto si rivoltò inorridita. Però non pianse il signor di Gaucherin, il marchese di Tracy. A dispetto della sua giovinezza, quella donna non era stata mai viva.

Eravamo a Parigi da oltre una settimana, quando l'uno che l'altro fummo chiamati dal conte di Morny per discutere di una controversia insorta colla Direzione del teatro, a proposito del nuovo ballo. L'amico, affatto ignaro, come dissi, di lingua francese, mi lasciò parlare alcun tempo in sua vece, ma quando il conte di Morny, arbitro della questione, ebbe proferito il suo giudizio, Rota, senza darmi tempo di riprendere la parola, preso egli stesso a difendere le proprie ragioni con tal impeto di facondia, che il Conte ed altri personaggi presenti ne rimasero stupiti. Rota parlava una lingua di sua invenzione, un'idioma inaudito, che non era italiano, non era francese, ma tale da rendersi egualmente comprensibile a quanti lo udivano. Tutt'altri che lui avrebbe suscitato l'ilarit

E fu allo stesso Conte, che poi divenne Duca di Morny, che il Rota ebbe a presentare il piano di un suo telegrafo da guerra, ideato con ingegno ammirabile e più tardi usufruttato e applicato da altri. Napoleone III era partito per la guerra d'Italia il Rota, per le inattese difficolt

Alla pace sepolcrale delle elezioni del 1852 seguì la veemente lotta elettorale del 1857. Invano il discorso del trono vantò, che solamente qualche contrasto di opinione in qualche luogo aveva turbato il contento generale. Invano la stampa ufficiale cercò di dipingere come traditori e cospiratori i cinque uomini di coraggio, i quali, soli nel corpo legislativo, avevano osato per lo spazio di sei anni di opporsi al governo. A ogni modo, la coorte serrata dei deputati ligi era rimasta tuttora immune dal contagio. «Mi parli fuori, Morny ci guarda», disse perplesso un deputato di saldo carattere all'Ollivier, quando costui, che era uno dei cinque, si mise a parlargli nell'aula. Ma la societ

Ciò detto, mollemente si adagiò sopra un divano: aveva parlato abbastanza chiaro.... e Gaucherin, quantunque pazzo d'amore, lo comprese; s'inchinò addolorato, attraversò la sala, e giunto nel mezzo, si voltò per salutarla ancora, quasi mendicando cogli occhi un ultimo atto di compassione. Carlotta di Morny non lo vide, lo aveva gi

In tal modo il parlamento faceva da manovale a una reazione vendicativa, e la trappoleria repubblicana era uno schifo per ogni uomo sincero e onesto. Come mai istituzioni di tal sorta avrebbero ispirato un tremebondo ossequio a un principe imperiale? Non cadeva dubbio, che il presidente avrebbe battuta una terribile strada, verso la meta a cui una fede fatalistica lo sospingeva. Era la strada sicura, tanto più che all'indole senza scatti e per nulla impassibile del nipote era completamente estraneo quel gusto brutale delle azioni violente, che era proprio della natura guerriera dello zio. Se altra strada non fosse stata davanti, che quella della violenza, a tutti coloro che conoscevano il passato di cotesto cinico sarebbe parso evidente che egli, stimolato dalla temeraria sfrontatezza di Morny, avrebbe rotto il giuramento con la fredda calma di un giocatore, che onora il successo come suo Dio. E, in verit