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Aggiornato: 4 luglio 2025


Il libro è piccolo di mole, ma grande per le memorie che suscita, per le simpatie che inspira, pei ricordi che evoca. Alla narrazione appassionata di Ernesto Pozzi, l'arte ha voluto aggiungere, colla patriottica matita di Sebastiano De Albertis, l'Orazio Vernet della nuova Italia, una nota calda e generosa. La penna, il pennello e la spada si sono stretti in un abbraccio ineffabile. Il volontario di Milazzo, di Mentana e di Digione ha scritto. Il soldato delle Cinque Giornate, della campagna 1848, di Varese, S. Fermo, 1859, e di Bezzecca nel 1866, ha disegnato. Due generazioni si sono alleate per questo volumetto, che a noi, sul tramonto, rammenta un'ora entusiastica della giovinezza perduta, e che ai venturi, pei quali la storia d'Italia sar

Soverchiato a Mentana, in una battaglia accanita in cui cerca invano la morte, da pontifici e francesi riuniti, e ripassato il confine, è arrestato alla stazione di Filigne, messo di forza in un treno, portato prigioniero al Varignano, e ricondotto un'altra volta a Caprera; di dove un'altra volta fa vela per accorrere in aiuto alla Francia repubblicana, invasa dai tedeschi.

A Parigi si proclamò la Repubblica. Gli Italiani chiedevano insistentemente Roma. Ma il vecchio eroe della Campagna dei volontarii del 1867 era passato in Francia per combattere al fianco dei suoi nemici di Mentana, col colonnello degli zuavi Charette, sotto la stessa bandiera: per un'ombra ed un nome.

Egli non cercò dunque la battaglia, ma vi fu costretto; è ingiusto dunque il rimprovero che gli è stato fatto di aver voluto porre in giuoco senza scopo a Mentana il sangue dei suoi soldati; e lo stesso si dica dell'accusa di aver voluto con quella battaglia far scoppiare una guerra fra l'Italia e la Francia; egli non aveva evidentemente alcun sentore il 3 novembre che i Francesi dovessero sostenere i Pontifici nell'attacco imminente.

E il Governo, coerente alla propria politica, ai patti che aveva escogitato nella sua alta sapienza diplomatica, volontariamente si accinse ad inseguire ed arrestare i giovani generosi, che accorrevano a far sacrifizio della propria vita per la redenzione di Roma e ad assistere coll'arme al piede, fida sentinella del Bonaparte, all'ecatombe di Mentana.

Gli aggressori del di fuori erano d'accordo coi rivoltosi del di dentro; il governo stesso lo ha riconosciuto, lo stesso processo lo ha dimostrato. »Dunque, o signori, dunque Monti e Tognetti hanno combattuto in Roma nel modo medesimo, che i garibaldini hanno combattuto a Bagnorea, a Monte Rotondo, a Mentana. Essi si trovano nel medesimo caso dei garibaldini prigionieri di guerra.

Questo prezioso amico si allontanava per altro troppe volte e per troppo tempo dal palazzo d'Eleda. Giorgio Della Valle non aveva ancora vent'anni quando si arruolò fra i Cacciatori delle Alpi. Fu più tardi uno dei Mille. Ferito a Bezzecca nel sessantasei, poco tempo dopo, rinfrancato, si batteva a Mentana.

Quali furono sempre in seguito sino alla morte le espressioni e i propositi di Garibaldi? Nomentum. È codesto l'antico nome latino di Mentana, che corrompendosi e troncandosi si tramutò nell'odierno di quel villaggio adesso celebre in tutto l'orbe. La posizione di Garibaldi e de' suoi nella rocca di Monterotondo, il vecchio Eretum, era grave assai per non dir meglio disperata.

In Mentana dal castello, dalle case elevate a due e tre piani, dalle barricate, dai muricciuoli si continuarono le archibugiate fino a sera tarda. Noi facendo fuoco e tra il clangore delle trombe e le grida dei difensori, quantunque in realt

Cinque giorni dopo la battaglia io mi recai a Mentana con alcuni amici romani per visitarla. Fu una passeggiata incantevole attraverso la tranquilla campagna, sotto il sole puro e il cielo nitido di novembre. La via Nomentana era animata soltanto da gruppi di soldati. Sull'Aniene erano ancora attendate le vedette francesi. Passavano ancora carrozze che trasportavano feriti.

Parola Del Giorno

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